Trucillo, l’eccellenza salernitana del caffè. Antonia si racconta e spiega come nasce il noto brand

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Antonia Trucillo

di Marco Visconti

Antonia, Andrea e Cesare sono i responsabili del brand «Trucillo» di  Salerno, al fianco dei genitori Matteo Trucillo e Fausta Colosimo. I fratelli Trucillo sono legati da una grande passione per il caffè,  fanno parte della terza generazione a guida del noto marchio,  preceduta dai genitori e poi dal nonno Cesare.  Antonia, responsabile per l’approvvigionamento della materia prima e direttore dell’accademia, una vera scuola per il caffè e punto di riferimento per il centro-sud Italia, si racconta e racconta la storia del marchio «Trucillo».

La storia del marchio «Trucillo» nasce con nonno Cesare. Che ricordi ha di suo nonno?

«Mio nonno era originario di Pastena, quartiere di Salerno, aveva la casa  sul lungomare “Colombo”. Lui lavorava il caffè a casa sua, nella cantina, ancora oggi la casa è di nostra proprietà. Nonno impacchettava il caffè e con una 500 C Belvedere lo consegnava ai clienti. Inizialmente consegnava il caffè ad amici poi, riscontrando consensi positivi, iniziò a consegnarlo anche ad altri clienti in Campania».

Che rapporti aveva con suo nonno?

«Mio nonno non c’è più da 27 anni, avevo 5 anni quando ha esalato il suo ultimo respiro. Io sono la primogenita, ricordo  che lui era legata a me e io volevo stare con lui, lo chiamavo “nonno moka”».

Di cosa si occupa nell’azienda «Trucillo»?

«Sono responsabile per l’approvvigionamento della materia prima, quindi mi reco in piantagioni, faccio periodici viaggi all’anno sia di studi che di ricerca per comprare, studiare, ricercare i migliori caffè per poi lavorare in azienda con il controllo qualità e miscelazione. Io entro in azienda nel 2015 poi mio padre mi ha invitato a partire per l’Honduras, da qui si è aperto un mondo sulle origini del caffè, sulla piantagione.  Divento in seguito direttore dell’accademia e marketing, fondata da mia madre nel 1998, lo divento dopo una periodica e costante esperienza nei Paesi di origine del caffè.  La scuola è dedicata ai professionisti che lavorano alla ristorazione, al mondo dei bar».

La finalità dell’accademia è dare consapevolezza di come si prepara un buon caffè?

«Assolutamente sì. Il barista ha un prodotto che non è finito, deve trasformare e poi farlo diventare una bevanda che è l’espresso».

Quali sono le caratteristiche del caffè «Trucillo»?

«Noi siamo un’azienda a gestione familiare e il nostro cuore è il canale Horeca. Negli anni 2000 mia madre ha iniziato a viaggiare nel mondo, oggi siamo presenti in 42 Paesi e abbiamo una catena di caffetteria a Dubai».

Viaggia per fare anche ricerche sul caffè. Quali sono le esperienze più belle che ha vissuto?

«La prima cosa è stata scoprire che il caffè è un frutto, cresce dalle piante, è influenzato dalle stagioni, dalle piogge, dal clima, quindi ci sono dei farmer che coltivano il caffè e aspettano che cresca, poi lo raccolgono e  lavorano, c’è un lavoro lento e delicato di cui noi non siamo a conoscenza. Le esperienze sono molto forti, perché nei Paesi in cui producono caffè (Centro America, Africa Centrale e Asia)  sono poco sviluppati, non godono di un’economia fiorente, mi ritrovo a stare nei villaggi perché il caffè nasce dai 1000 ai 2000 metri dal livello del mare».

Lei va in queste realtà socioeconomiche difficili, dove prevale anche la discriminazione di genere, è stata discriminata in questi luoghi?

«No, come giovane donna non l’ho trovata. Sicuramente in questi Paesi la donna non gode di grandi diritti, ma ho anche incontrato donne molte giovani che hanno ereditato i pezzi di terra dai rispettivi padri, dunque ci sono storie bellissime di donne che portano avanti il lavoro».

Ha una preferenza per il caffè migliore?

«Ciò che si eroga nei bar italiani sono le miscele, una sintesi dei vari caffè provenienti da diversi Paesi. Quando vado in piantagione assaggio il caffè di una singola origine,  il sapore è diverso perché si esaltano le caratteristiche uniche di quel caffè, tra i caffè migliori c’è l’Etiopia, il Kenya, l’Honduras, il Costa Rica, Guatemala e la Colombia.  Il caffè migliore al mondo non esiste, è sicuramente quello di cui siamo abituati a bere».

In Italia si utilizza la miscela piuttosto che il singolo prodotto di origine, perché?

«Noi come italiani siamo stati tra i promotori dell’espresso, non esisteva prima che nascesse la macchina Espresso nel 1884 grazie all’italiano Angelo Moriondo. Prima della macchina espresso il caffè veniva erogato, poi tostato, macinato e allungato con l’acqua. Ora con la macchina espresso abbiamo una temperatura in macchina molto alta e viene creata una sinfonia delle origini, un bilanciamento, un equilibrio di queste culture diverse».

In quanti luoghi si trova il brand «Trucillo» in Italia?

«Serviamo in circa 2mila locali in Italia».

Cos’è per lei il caffè?

«Per me il caffè è famiglia, è incontro con altre culture che, senza il caffè, forse non avrei conosciuto. Dove vado io in piantagione sono posti magici perché fatti di persone che, anche se non hanno niente, danno tutto, sono persone che hanno un sorriso, ospitalità, generosità senza eguali».

Che rapporto ha coi suoi fratelli?

«Io, Cesare e Andrea siamo uniti, siamo un nucleo familiare atipico».