San Valentino Torio, la commovente lettera di Manlio Torquato per Raffaele Frigenti

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Raffaele ha lontani parenti a Nocera, apprezzeranno ancor di più lo scritto che segue. Raffaele aveva una passione per i camion, il destino è stato ancora più crudele, ha perso la vita contro un’autocisterna. Raffaele dicono sia irriconoscibile. Ma a noi interessa il ricordo di quand’era riconoscibile, quello che rimarrà per sempre

 

Lettera aperta a me stesso (quale padre).

Caro Michele Strianese,
questa lettera aperta doveva essere per te, quale capo di una comunita’ (la tua San Valentino) ferita a morte per la tragedia di un giovanissimo, Raffaele, scomparso nel fiore degli anni, come si dice, anzi, al loro sbocciare, alla guida di un auto.
Mentre andava al lavoro, per sovrappiu’ del destino.

Ti ho sentito ieri al telefono, affranto, ma non ho avuto tutta la percezione della tragedia.
Ancora un incidente, ho pensato.

Poi stamane ho aperto il giornale, e l’ho visto Raffaele, 19enne bellissimo e spensierato in quella foto. E mi sono piegato.
Ho visto mio figlio 18enne. Identico il taglio di capelli, l’espressione, l’accenno ironico e scanzonato del sorriso. Lo sguardo.

Mio figlio, Michele, come i tuoi, come i nostri. Uguale identico.
Non so allora cosa mi abbia spinto, quale smania, quale senso, ed ho telefonato all’Umberto I, dove sta, li’, Raffaele.
Volevo vederlo.

“Sindaco non e’ possibile, sapete, e poi comunque meglio di no”, mi ha risposto l’infermiere.

E allora sto pensando da oggi di scrivere, di scriverti, a te, a San Valentino Torio, a Raffaele, a mio figlio Fulvio -che cosi sorprendentemente gli somiglia, a Raffaele- ai figli nostri tutti, qui, perche’ magari qui ci leggono, mentre quando gli parliamo neppure ci sentono.

Ho scritto per esorcizzare un angoscia, che mi ha preso oggi e che mi prende ogni sera di questa estate, ogni notte, quando escono in auto, i ragazzi, ogni sabato, ogni festa ogni MakP…e non si sa quando tornano, in auto, all’ alba magari…

Perche’ solo l’angoscia ci rimane, al loro ennesimo giro in auto con gli amici…

Perche’ e’ vero che solo ora capisco mio padre la sua reazione nervosa se rientravo troppo dopo la mezzanotte. Ma e’ vero pure, e non e’ il caso di Raffaele, che qui ormai tornano all’alba a bordo delle auto…e noi non sappiamo manco piu’ proibire, pretendere, provare a difenderli in qualche modo insomma, in una specie di cascata a rotoli di permessivita’ a go go cui non sappiamo piu’ opporci. Sapendo solo angosciarci in silenzio e incrociare le dita e pregare magari.

Pensiamo che vietargli una festa un girontardi fino al mattino sia come tenerli fuori dalla gioia spensierata dei loro anni mgiori perche’ “papa’ ma perche’ devo restare a casa solo io”… e cosi’ pensando di farli felici sempre, non ci facciamo manco piu’ il passaparola noi genitori, che magari proibir loro qualcosa, dar regole, serve, a garantire un futuro e a costruire ancora una societa’…

Lo so che per Raffaele per sovrappiu’ terribile di un destino nemico manco questo vale a dire, e percio’ mi scuso. Era giorno non notte, andava al lavoro, non a divertirsi…

Eppure…
Eppure come ho detto sto scrivendo per esorcizzare e perche’ tante cose si tengono insieme anche quando proprio non sembra e perche’, come diceva un tale, si scrive perche’ si ha voglia di dire qualcosa non solo perche’ si ha qualcosa da dire.

E perche’ ormai in questo tempo nostro abbastanza scombinato in cui e’ piu’ facile scrivere qui, anche per me, che non parlare, perche’ manco piu’ sappiamo farci ascoltare.

E ti scrivo per abbracciarti per abbracciare il papa’ e la mamma di Raffaele, che non avrei neanche il coraggio di avvivinare, e la tua, le nostre citta’ e i loro ragazzi appena maggiorenni, perche’ siamo non solo padri dei nostri figli ma in qualche modo anche delle nostre comunita’, cui dobbiamo non solo asfaltare strade o sistemare lavori, ma anche provare a dire, a spiegare a speigarci qualcosa in momenti come questi.
Per dare un senso.