Il Punto di Franco Pelella: “Luigi Manconi, Marco Travaglio, la resistenza Ucraina e l’uccisione di Calabresi”

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Caro direttore, il 14 marzo scorso all’interno della rubrica “Mi faccia il piacere” Marco Travaglio ha commentato su Il Fatto Quotidiano l’articolo dal titolo  “La resistenza armata è etica” pubblicato dal sociologo Luigi Manconi su La Repubblica del 9 marzo e riferito alla resistenza ucraina. Il suo commento è stato “Ne sa qualcosa il commissario Luigi Calabresi”.

Travaglio si è riferito evidentemente al fatto che Luigi Manconi è stato un esponente di Lotta Continua e che per l’omicidio del commissario Luigi Calabresi, avvenuto nel 1972, è stato accusato un commando armato di Lotta Continua di cui, però, Luigi Manconi non faceva parte (neanche come mandante).

Il 15 marzo ho scritto a Travaglio questa lettera: “Caro Travaglio, Le chiedo scusa ma mi sembra una cosa molto sbagliata equiparare la giusta posizione nei confronti della resistenza ucraina di un ex esponente di Lotta continua con le aspre polemiche che molti anni fa portarono alla morte del commissario Calabresi”. Il 17 marzo Marco Travaglio mi ha risposto così: “Calabresi non fu ucciso dalle aspre polemiche: fu ucciso da un commando armato di Lotta Continua”.  

La mia replica è stata: “Continuo a non capire cosa c’entrano le polemiche contro il commissario Calabresi (che portarono alla sua uccisione) con quanto oggi scrive giustamente Luigi Manconi sulla resistenza ucraina. Luigi Manconi 50 anni fa poteva anche pensarla in modo sbagliato. Ma questo non c’entra niente con quanto egli pensa oggi sulla guerra e sulla resistenza ucraina”. Il 19 marzo Travaglio mi ha risposto “Io credo che c’entri, invece chi è nato violento muore violento, solo che nel frattempo ha cambiato bandiera”.

La mia replica è stata: “Caro Travaglio, non sta scritto da nessuna parte che chi nasce violento muore violento. Di Luigi Manconi tutto si può dire meno che sia una persona violenta”.