I racconti di Carmine Lanzieri Battaglia “L’arte di non essere”

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Se c’è qualcuno che ha mai letto qualcosa di mio, saprà per certo che in più di un’occasione ho vantato il mio “non essere”.

Ho sbandierato ai quattro venti di non essere un giornalista, specialmente in occasione delle mie avventurose interviste perpetrate ai danni di ospiti di ogni genere che, in vari modi e disparati posti, ho incontrato e stimolato a raccontarsi.

Non sono un giornalista perché non faccio cronaca, non ho le conoscenze e gli “informatori” per essere sempre nel posto per raccontarne i fatti, non ci tengo e non mi tenta essere il testimone del tempo. Piuttosto preferisco essere “a valle dei fatti” per parlarne dopo averli digeriti, dopo aver assaporato quello che tutti gli altri ne hanno detto, così da poterne fare un compendio,
una raccolta di idee, un modo mio di vedere oltre i fatti.

E, non sono un giornalista, perché non ho il tesserino di giornalista, il che sembra essere, a conti fatti, l’unica chiave di volta per esserlo.
In un’altra occasione ho confessato di non essere un commerciante, ed è vero. Non so dare valore alle cose ed alle persone, non sono capace di farmi pagare il giusto prezzo dei beni e servizi che metto a disposizione della comunità, non so valorizzare il mio impegno, le mie competenze, il mio “fare”. E quindi non sono un commerciante.

Nel mio costante sforzo di dare il giusto valore al lavoro degli altri, spesso dimentico di dare un peso al mio sudore, sia fisico che mentale, metto da parte la mia “parcella” convinto che l’unica vera soddisfazione sta nel modo di raggiungere l’obiettivo, e non nel raccogliere i frutti del proprio impegno. Da cattivo commerciante quale sono, ho sposato la tesi filosofica (che sembra quasi di dannunziana fattura) “L’attesa del piacere è essa stessa piacere”. Per questo al mattino non mi ingegno ad aprire un negozio, io
non chiudo mai la “serranda” dei miei pensieri, delle mie emozioni, delle mie sensazioni: in realtà sono un commerciante di me stesso. Infine non dimentichiamo che non ho partita iva, il che mi mette chiaramente fuori gioco.

E poi ad ogni tornata elettorale, mi tocca ribadire il mio non essere un politico. Non sono uno che scrive programmi elettorali, tantomeno uno capace di barcamenarsi tra il pensiero di don Sturzo e quello di Car Marx; ho una mia idea di paese “sociale e solidale” che non dovrebbe, quasi anarchicamente parlando, avere bisogno di guide forti e decisioni prese con in pugno il codice penale, ma dovrebbe essere guidato sfogliando la costituzione italiana, vero “bene rifugio” per ogni democratico sopravvissuto, dopo essere stato vituperato e calpestato dalla moderna classe politica.

Non sono un politico perché non so parlare alla pancia della gente, anzi io nella pancia darei sempre dei pugni (è il mio pezzo forte quando mi interfaccio con i ragazzini dell’età pre-scolare, e loro apprezzano molto questo mio modo “simpatico” di minacciare la loro incolumità), non riesco a non sbattere in faccia alle persone quello che penso, e quello che penso molto spesso è agli antipodi di quello che pensano loro, ed è una pena mantenere una conversazione senza che qualcuno alzi la voce, senza che mi venga sbattuto in faccia il mio “non essere a conoscenza dei fatti della vita”. Non sono un politico perché pur avendo una tessera di partito non sono un “praticante” ma solo un credente, e forse manco quello. E potrei continuare.

Ecco, vi chiederete allora chi sono io, chi è questa persona che scrive di “non essere” pur essendo chiaramente uno che scrive.

Beh, potrei parafrasare Diogene e dire che “sono un uomo che cerca” e questo dovrebbe bastare, perché chi come me cerca, non sta a sottilizzare su cosa o chi cercare, ad uno come me “basta” la ricerca, il non accontentarsi, il non essere mai seduto sulla riva del fosso, o sul ciglio della strada, o sul bordo di una periferia: chi come me cerca, non si ferma, non può smettere di andare, deve oltrepassare la linea dell’orizzonte fino a diventare esso stesso orizzonte, ad impedirsi d’essere come quei camaleonti, che ad ogni occasione sanno essere tutto e una volta svoltato l’angolo, all’occorrenza, sanno essere il contrario di tutto.

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