Gli agenti della Questura di Napoli hanno arrestato questa mattina i presunti autori di un omicidio commesso il 5 febbraio 2016. In quella che, secondo le ricostruzioni, fu una vera e propria esecuzione, perse la vita Vincenzo Amendola, il cui corpo fu ritrovato solo dopo due settimane in un terreno a San Giovanni a Teduccio, seppellito a circa un metro e mezzo di profondità, coperto da una rete metallica, travi di legno e materiali di risulta di lavori edili. L’accusa per i tre arrestati è di omicidio premeditato con l’aggravante.
Amarissimo compleanno per il napoletano Raffaele Morra, finito in manette proprio nel giorno del suo 33mo compleanno; arrestati con lui Giovanni Tabasco e Gaetano Formicola, entrambi 22enni napoletani.
Le indagini, condotte anche attraverso intercettazioni e dichiarazioni di un collaboratore di giustizia che aveva partecipato all’omicidio, hanno permesso di rinvenire non solo il cadavere, ma anche l’arma utilizzata, gettata in mare da una scogliera.
La sera del 5 febbraio del 2016, Amendola era stato condotto nel luogo prestabilito per l’esecuzione, fatto inginocchiare e freddato con due colpi, uno al volto, l’altro alla tempia. L’omicidio è maturato all’interno del clan Formicola, organizzazione camorristica alla quale la vittima era legata da rapporti di frequentazione: la vittima era finita al centro di un chiacchiericcio che lo vedeva in rapporti un po’ troppo “stretti” con la moglie del capoclan.
Una prima ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti dei tre arrestati il 7 marzo 2016 – basata su denuncia di scomparsa dei familiari della vittima, tabulati telefonici, intercettazioni e interrogatori del collaboratore di giustizia – fu poi annullata dal Tribunale del Riesame, che interpretò le conversazioni telefoniche trascritte non utili a confermare in toto ciò che era emerso dagli interrogatori.
