Una riflessione

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Scrivo di getto, dopo aver ascoltato le ultime notizie del Tg nazionale che inevitabilmente aggiornano sulla situazione drammatica venutasi a creare a Venezia, dopo il nubifragio dei giorni precedenti.

La penisola è stata flagellata da ogni scroscio d’acqua possibile riportando danni ingenti; dopo Venezia, Matera e Ercolano dove crolla un solaio di Villa Favorita, l’immagine televisiva scorre velocemente su una pista da sci imbiancata dove vacanzieri si dedicano allo sport preferito, e il cronista di turno con voce professionale riferisce dell’imminente stagione sciistica alle porte.

Sono interdetta per il repentino passaggio da un evento carico di apprensione e di non facile soluzione, a una prospettiva che la copiosa nevicata ha reso sicura.

I commenti politici dopo questa miscela di situazioni tragi-liete, attestano la distanza abissale della politica dalla realtà che la collettività affronta, e i rappresentanti dei vari schieramenti completamente svincolati dalle esigenze di cittadini che si trovano in situazioni di completa precarietà organizzativa quanto economica.

Si assiste al continuo rimpallo di responsabilità, alla ripetizione di slogan propagandistici, al solito incontro di tesi avverse e inutili al fine della risoluzione dei problemi concreti che le città con i loro abitanti devono fronteggiare e pure in tempi brevi, visto che l’ondata di maltempo è pronta a ritornare.

Mi ritornano alla mente le allarmanti conclusioni che Vittorino Andreoli, noto psichiatra appena l’anno scorso, rilasciava al giornalista accorso ad intervistarlo, nelle quali ribadiva la deriva che le società stanno vivendo, spesso senza esserne consapevoli: orbite nelle quali individui egocentrici migrano nell’universo dell’effimero continuamente alla ricerca della maschera più bella da indossare, privi del comune senso di appartenenza che caratterizzava le comunità arcaiche nelle quali il supporto reciproco,  in mancanza di risorse personali, era la prassi.

Considerazioni che trovano riscontro nelle parole del sociologo Paolo De Nardis Preside della Facoltà di Sociologia alla Sapienza di Roma, che più volte ha rimarcato il condizionamento che l’individualismo esercita sull’atteggiamento e il comportamento nelle società.

Oggi ho avuto netta la sensazione che quelle parole che mi parvero eccessivamente dure e non propriamente corrispondenti alla realtà, quando le ascoltai la prima volta dai diretti interessati, rappresentano l’attuale stato nel quale siamo costretti a confrontarci: spazi aperti dove ognuno circola seguendo solo il proprio riferimento, dove il cinismo regna sovrano e consente di affiancare nello stesso istante la tragedia più colossale con il divertimento più immediato.

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