Turris, il prof. D’Amore tra passato, questione infortuni e missione salvezza

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È all’ottava stagione in biancorosso. Ha contribuito a scrivere alcune delle pagine più importanti negli ultimi anni di professionismo, e quest’anno, riprendendo un discorso interrotto nel 2008, è tornato a dare il suo contributo alla causa corallina. Vent’anni fa l’esordio di Vittorio D’Amore in biancorosso. Fu proprio lui a gestire la preparazione atletica della squadra che conquistò la C1 contro il Benevento. Poi la retrocessione per mano della Lodigiani ed i play-off contro il Messina. Nella stagione 99/00, il ricordo che custodisce con maggiore orgoglio, quello della sofferta salvezza a Nardò. Nel 2001 D’Amore ritrova la Turris in serie D. è il primo anno della gestione Mimmo Pesce. “Rimasi alla Turris con Strino. Non potevamo lasciarla – spiega il prof. –  Torre del Greco aveva appena perso il professionismo, ma raccoglievamo mortificazioni ovunque. Ricordo ancora le lacrime versate con Enzo per quel disastro assoluto”. Dopo le esperienze durante le gestioni Maraniello e Cirillo, Vittorio D’Amore ritrova la Turris. è bastata una telefonata di Checco Vitaglione per convincerlo a tornare al Liguori.

Tra questione infortuni e scontro diretto contro il Serpentara, il prof. D’Amore opera quasi da termometro dello spogliatoio corallino. “Qualcuno sta obiettivamente vivendo una fase di calo, ma non si tratta di un problema generalizzato. Come si spiega? In quest’ultimo mese eravamo praticamente contati. Le assenze per infortuni e squalifiche ci hanno negato soluzioni alternative, quindi qualcuno è stato costretto a correre di più, senza avere mai la possibilità di tirare il fiato. Era inevitabile che alla lunga si pagasse dazio per questo. In condizioni normali, se non fossimo stati alle prese con una continua emergenza, ci sarebbe di sicuro stata una diversa gestione del gruppo”. Interviene poi sulla questione infortuni. “Quando si è fermato Tarallo, e dopo di lui Gallo ed Imparato, ho fatto un attento esame di coscienza. Mi sono messo seriamente in discussione, ci ho ragionato per capire se in qualche modo fossi io il responsabile. Inizialmente ho pensato d’aver sottoposto la squadra ad un carico di lavoro eccessivo, tanto che ho anche provato a diminuirlo. Ma non era quello il problema. La verità è che gli infortuni fanno parte del gioco, sono purtroppo fisiologici. La nostra sfortuna è stata evidentemente la concomitanza con le numerose squalifiche “. Dopo la sosta, lo scontro diretto contro il Serpentara. “In questa prima settimana di lavoro – conclude D’Amore – ho notato un atteggiamento decisamente diverso. C’è voglia di dimostrare che non siamo quelli di domenica, che abbiamo la forza per raggiungere la quota salvezza. In quest’ultimo mese abbiamo sprecato tanto ed ora c’è la ferma intenzione di rialzarsi. Altri sei punti per la salvezza? Forse proprio questo ragionamento ci ha penalizzato. È una questione di prospettiva. Non mancano sei punti, mancano ancora sette finali che la Turris deve affrontare col sangue agli occhi”.

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