Tratto dal libro “Carnevale si chiamava Vincenzo”. La mascherata di Piazza Di Pandola a Montoro.

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Nella frazione di Piazza di  Pandola di Montoro,(ex Montoro Inferiore – AV), ad incominciare dal 17 gennaio, giorno di S. Antonio, continuando poi per tutte le domeniche fino ad arrivare al lunedi e martedì di carnevale, ha luogo una particolare festa popolare, << a’ mascarata>>.

I vecchi del paese ricordano che si era fatta ininterrottamente fino al ’55, tranne nel periodo della guerra, poi col sopraggiungere della televisione nel paese e quindi di in nuovo motivi di diversivo, i giovani non erano stati più disponibili e quindi la festa non si era più fatta. Ma nel ’73 e nel ’75, anni in cui noi l’abbiamo vista e documentata, soprattutto per rivalità con i paesi vicini che anche loro avevano ripreso questa tradizione, << a’ mascarata>> è stata rifatta con la partecipazione di un tempo. Nel ’74, invece, la festa non si fatta per litigi tra gli organizzatori e anche per questioni di costo troppo alto della manifestazione.

Il giorno di S. Antonio << a’ mascarata>> si tiene a Piazza di Pandola, ma nelle domeniche successive si svolge nei paesi del circondario (Solofra, Torchiati, M.to San Severino, Fisciano) partendo però sempre da Piazza di Pandola. Il martedì di Carnevale la festa termina a Piazza di Pandola. Caratteri significativi dell’intera manifestazione sono la partecipazione di massa dei braccianti, artigiani, edili della zona; la presenza di determinate maschere popolari; l’introduzione sei carri; il tentativo della formazione di una banda di majorettes, poi fallito dato che le donne del paese non hanno voluto parteciparvi direttamnete << per tradizione >>, come ci è stato riferito dai partecipanti stessi; la somma spesa per potersi affittare costumi più appariscenti e belli, mentre prima e in alcuni casi ancora oggi, venivano confezionati dalle donne o recuperati alla spicciolata dai partecipanti stessi; e infine l’aver fatto ricorso ad una banda professionale venuta da fuori, rinunciando così a suonare loro stessi i tradizionali strumenti a percussione.

La domenica in cui noi abbiamo assistito alla mascherata, dopo che, ognuno dei partecipanti si era vestito nella propria casa, si è formata la «sfilata» per la strada principale di Piazza di Pandola; la sfilata era così composta: all’inizio due Cavalieri a cavallo, poi la << macchina della televisione>>, il calesse con la << signora snob >>, il carrarmato e la nave << il gabbiano >> (carri visti solo nel ’75); quindi le maschere a piedi, la coppia dei signori decaduti, il pescivendolo, << a’ vecchia ca’ conocchia >>, << u’ scartellato >>, << u’ ricuttare >>, << pulecenella ‘a cavallo a’ quaresima >>, il giardiniere, i pagliaccetti, pulcinella con i piccoli pulcinella, il cacciatore con il fucile carico di segatura e i partecipanti << u’ ntreccio >> vestiti con abiti colorati senza un preciso riferimento a maschere tradizionali che reggono in mano tralci di vite ornati con nastri e fiori di carta multicolori.

La sfilata, dopo aver percorso ballando Piazza di Pandola, così composta raggiunge con mezzi propri i paesi limitrofi, in questa occasione Torchiati; qui dopo aver di nuovo sfilato nell’ordine iniziale i componenti dello << n’treccio >> disposti in fila indiana e reggendo in ognuna delle mani un capo del tralcio di vite collegato uno con quello del ballerino davanti e l’altro con quello di dietro, tranne il primo e l’ultimo della fila che vengono chiamati rispettivamente << cap’ru ball i ‘nanz >> e << cap’ru ball i rete >>, sono arrivati fino in piazza, al ritmo cadenzato segnato dalla banda, muovendosi ritmicamente e facendo oscillare in avanti e indietro i tralci di vite. Qui i componenti dello << ‘ntreccio >> ballano freneticamente sempre legati l’uno all’altro con i tralci, formando diverse figure tendenti sempre a intrecciarsi gli uni con gli altri, tra gli incitamenti dei paesani. Infine, dopo il ballo, alcuni personaggi della sfilata, separatamente e senza alcuna continuità tra di loro, recitano o im¬provvisano delle «partì».

Come il notaio, per esempio, accompagnato dal suo servo che legge il testamento di Carnevale e di Quaresima, o « Pulecenella » che fa « a’ mpruvvesata ». recita cioè battute estemporanee, e altre « macchiette » come quella del pescivendolo, che per impianto espressivo, costitui¬sce la parte più recente della manifestazione. In questa ulti.ma macchietta è chiaramente individuabile la componente erotica. Resta solo da accennare ad altre figure che né recitano una << parte >> né ballano << u’ntreccio >>, cioè la << zengara incinta >> << u’ricuttare >>, la << vecchia a cavall a Pulecenella >>, che sono senz’altro le maschere più popolari, e che nei paesi e durante le macchiette raccolgono << vin e tarall >>. Finita la pausa << teatrale >> la sfilata si ricompone per raggiungere un altro paese.

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