Terra dei Fuochi, la nuova mappa della morte

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Immagine di repertorio
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Un altro studio conferma la correlazione tra l’incidenza di tumori e la vita nelle zone della cosiddetta Terra dei Fuochi, tra discariche di rifiuti pericolose e roghi tossici. È stata presentata al Castello Aragonese di Aversa, sede della Procura della Repubblica di Napoli Nord, la fase preliminare del report sulle indagini sanitarie condotte nella Terra dei Fuochi dall’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione proprio con la Procura. L’indagine ha preso in esame 38 comuni inscritti proprio nella Terra dei Fuochi, tra le province di Napoli e Caserta: qui, sono 2.767 i siti di smaltimento dei rifiuti, controllati oppure abusivi (in 653 di questi sono avvenute combustioni di rifiuti). Questo si traduce nel fatto che circa 354mila cittadini, pari al 37 percento della popolazione che abita i 38 Comuni, vive nel raggio di cento metri da almeno uno di questi siti. Ai siti di stoccaggio sono stati assegnati indici di pericolosità che tengono conto della natura dei rifiuti, delle caratteristiche dell’area e della potenziale possibilità di contaminazione del suolo, dell’aria e delle falde acquifere.Nel report si osserva come nell’area considerata, ovvero nei 38 comuni presi in esame tra le province di Napoli e Caserta, la mortalità per tumori, di qualsiasi tipo, sia maggiore rispetto a quella del resto della Regione Campania e, più in generale, dell’Italia Meridionale. Nella fattispecie, i tumori per i quali è stata accertata una correlazione con la vicinanza a siti di smaltimento di rifiuti pericolosi, ci sono quelli al fegato e alla vescica, sia negli uomini che nelle donne, e i tumori alla mammella per le donne. Una forte incidenza i rifiuti la sortiscono anche nei tumori alla mammella negli uomini e nella formazione di linfomi non Hodgkin nelle donne.

 

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