Storie di calcio, Lamberto Leonardi, 80 anni da protagonista

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Alla Juventus, Leonardi arriva trentunenne da Varese – racconta Gianni Giacone su “Hurrà Juventus” dell’agosto 1973 – in un anno in cui pare giungano nomi illustri a rinnovare la squadra in ogni reparto. Il suo arrivo non è casuale: l’idea è quella di ricostruire il tandem che a Varese, due anni prima, aveva destato sensazione: Anastasi-Leonardi. E La squadra, dopo una partenza piuttosto infelice, si assesta in ogni reparto e comincia a risalire la china. Leonardi, piano piano, conquista il pubblico torinese, che usa per lui lo stesso nome abbreviato di Leoncini, Leo.

La Juventus, che Rabitti ha appena ereditato da Carniglia e subito messo in acque più tranquille, gioca in un modo semplicissimo, essenziale, moderno e antico al tempo stesso. Si capisce che sarà protagonista anche Leonardi da Roma, ala pura tra le ultime in circolazione; era da tempo che la Juventus non aveva più un uomo simile, capace di sfruttare al massimo le fasce laterali e di far spiovere al centro palloni dorati per la delizia dell’attaccante appostato, Anastasi il più delle volte.

L’intesa tra i due è pressoché perfetta e più di una partita è risolta in virtù dell’abilità del tandem avanzato juventino. Juventus-Fiorentina, 30 novembre 1969: contro i viola, campioni uscenti, i bianconeri danno per la prima volta nella stagione una dimostrazione di grande efficienza tattica. La chiave di volta della partita è proprio Leonardi, inafferrabile e determinato nel dosare i lanci, una spina nel fianco della difesa viola. La Juventus vince 2-0, non segna lui ma fa segnare Pietruzzo.

Leonardi ha un altro grosso pregio tecnico da far fruttare al servizio della squadra; il tiro estremamente violento e preciso. Le occasioni per mettere in mostra le sue capacità in tal senso arrivano presto; in casa bianconera, i rigori continuano a rappresentare una vera spina nel fianco, nel senso che non si riesce a trovare uno specialista che garantisca il buon esito dell’esecuzione. E Rabitti decide che dovrà essere Leo a tentare; accade il 21 dicembre, in uno Juventus-Lazio che promette il rilancio al vertice per la Juventus già reduce da tre vittorie consecutive. I bianconeri, che conducono col minimo scarto grazie ad un goal realizzato in mischia da Salvadore, usufruiscono di un rigore al quarto d’ora della ripresa. Tocca a Leo, contro il quale è il portiere laziale Sulfaro. Rincorsa piuttosto lunga e niente tiro; nel frattempo l’estremo difensore è finito a mezza strada tra la linea di porta e il dischetto. Tutto da rifare, il momento può essere importante e la tensione in campo e fuori è notevole. Leonardi ha nervi di acciaio e, col portiere al suo posto tra i pali, scaraventa il pallone in rete con memorabile legnata.

Fin qui il Leonardi calciatore, cresciuto nella Roma ed apprezzato anche con Atalanta e Varese.  Ma dalle nostre parti conosciamo il Bebo allenatore. Bravo fin dagli esordi a Ischia. Bravissimo in D a Pagani. Super due volte a Nocera, con la B negata nell’82 e il secondo posto in D nel 94 che valse il ripescaggio. A Salerno due imprese, prima salvare una squadra che al massimo aveva Black e poi ridare gioia a Di Bartolomei finito fuori squadra. In Campania è stato pure a Benevento. Sant’Anastasia e Giugliano. Ha allenato in B una volta sola a Foggia. Sempre in C, alla Torres, svezzò Zola. Gote rosse, parlata romanesca, calcio tradizionale e capacità di gestire alla grande ogni spogliatoio.

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