Scafati, una pianta contro la camorra e in memoria di Nicola

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Mancava solo Maurizio Landini, segretario Cgil rimasto a Roma per impegni che l’hanno costretto a saltare l’appuntamento odierno a Scafati. Una pianta di leccio all’interno del fondo agricolo ‘Nicola Nappo’ di Scafati. Il tutto è stato confiscato al clan Galasso, gestito dall’Ats ‘Terra Viva’ in collaborazione con Alpaa, Libera, Finetica e il circolo Arci Ferro 3.0. In un’area di 115mila metri quadrati, finalmente tornata alla collettività, nasce il progetto, che coniuga la partecipazione dei cittadini, la sostenibilità ambientale, l’agricoltura biologica e l’obiettivo di garantire lavoro, grazie all’utilizzo del bene confiscato per finalità sociali. Presenti all’iniziativa di oggi il referente regionale di Libera, Fabio Giuliani ed alcuni familiari di vittime della camorra tra cui Mario Nappo, papa’ di Nicola, vittima nel 2009 di uno scambio di persona a Poggiomarino e caduto sotto i colpi della criminalita’ organizzata e alla cui memoria e’ dedicato il fondo agricolo di Scafati. Queste le parole della segretaria generale della Flai Cgil, Ivana Galli: «Con questo bene confiscato alla camorra vogliamo creare occasioni di lavoro sano in un contesto difficile, dove non siamo stati certamente accolti con il sorriso, ma dove abbiamo comunque trovato persone di buona volonta’ disposte a collaborare. Mettere a produzione un terreno di 12 ettari rappresenta uno sforzo importante. In tutte le occasioni che possono promuovere lavoro, noi ci siamo. Non e’ solo un’operazione di immagine ma sono convinta che se riusciamo a creare occasioni di lavoro, anche pochi, otterremo un grande risultato».Parla cosi Giuseppe Carotenuto, segretario generale della Flai Cgil Campania: «La giornata di oggi rappresenta per tutti noi un inizio bellissimo ed una risposta a chi ci aveva deriso quando abbiamo presentato questo progetto. Noi pero’ ci siamo riusciti, grazie alla tenacia di un gruppo di ragazzi e della cittadinanza di Scafati. È la risposta di legalita’ in un territorio sciolto per camorra». Questo il commento invece del segretario generale della Cgil Salerno, Arturo Sessa«Non c’e’ paese sano se non c’e’ liberta’, non c’e’ liberta’ se non c’e’ democrazia, non c’e’ democrazia se non c’e’ un tessuto sociale libero dai condizionamenti della criminalita’ organizzata. Siamo nel vivo di un territorio dove la delinquenza continua ad imperare. La politica a volte fa spallucce come nello scioglimento di Scafati”. Sono 800 le realta’ che in Italia gestiscono i beni confiscati, ha ricordato Davide Pati della presidenza nazionale di Libera. Sono presidi di legalita’ democratica e giustizia sociale. L’esempio positivo che parte da Scafati e’ un esempio per l’Europa nella lotte alle mafie e alla corruzione». Belle parole e tanta emozione, soprattutto quando è stato ricordato Nicola Nappo. 8 luglio 2009, un giorno segnato da un inferno in pieno centro, a pochi passi dal municipio di Poggiomarino: Nicola, fabbro, incensurato, anni 23, fu ammazzato sotto gli occhi della fidanzata all’uscita di un bar, agguato alle 22,30. Ad agire due sicari, che erano seduti su una panchina in prossimità della piazza che si sono poi avventati sulla vittima, esplodendogli contro diversi colpi d’arma da fuoco, per poi darsi alla fuga. Per il giovane fabbro non ci fulla da fare, inutili i soccorsi dei medici del 118. La ragazza, invece, fu trasportata d´urgenza all´ospadale Scarlato di Scafati, sottoposta  poi ad un intervento chirurgico per l´estrazione del proiettile che l´ha ferita ad una gamba. L’unica colpa di Nicola era la somiglianza col vero obiettivo dell’agguato. Un omicidio ordinato dal boss Cesarano, condannato all’ergastolo perchè riconosciuto mandante, per vendicare l’onta subita dal figlio del boss schiaffeggiato durante una lite.

 

 

 

 

 

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