Scafati, l’agguato con bomba alla pescheria finisce in Cassazione

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Sarà la Cassazione ad esprimersi ora sulle quattro persone arrestate dalla Procura Antimafia nell’indagine legata all’esplosione di una bomba piazzata il 30 agosto scorso, vicino al ristorante-pescheria “Acqua e Sale” di Scafati. Rispondono di estorsione, spaccio e porto abusivo di armi: sono P.P. ,  26 anni, il fratello minore M.P.,  A.P. 43enne, già in carcere a Frosinone ed E.I., 42enne. I due fratelli sono considerati gli autori materiali di quanto provocato all’attività commerciale. Avrebbero usato della benzina, poi generato l’esplosione. A finire danneggiato vistosamente l’ingresso del negozio ed un’auto in sosta.

A condurre le indagini il sostituto della Dda, Giancarlo Russo, che inquadra l’attentato come un’azione mirata ad agevolare una nuova ed emergente “consorteria criminale operante a Scafati – in via di completa identificazione”. Alcuni degli attuali indagati rispondono anche id armi e droga. A testimoniarlo le foto acquisite su di un telefono cellulare appartenente a P.P. Lo stesso Gip, nel convalidare gli arresti, traccia riferimenti di un contesto criminale ben più ampio, nel quale ascrivere anche l’evento criminale dell’estate scorsa. Dopo anche la conferma del Riesame sulle misure cautelari, i legali presenteranno ricorso in Cassazione.

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