Sarri torna ma il Palazzo d’inverno non c’è più da un bel pezzo

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Diciamoci la verità, fu un’esagerazione radical chic, alla napoletana, far di un bravo allenatore il simbolo della rivoluzione russo-partenopea che partiva dal pallone e aveva la pretesa, almeno a chiacchiere e con ironia, di mettere in discussione i massimi sistemi. Fischi, applausi o indifferenza? Maurizio Sarri torna domani sera al San Paolo e tutti si interrogano sul comportamento che terranno i tifosi napoletani. Diciamoci la verità, fu un’esagerazione, alla napoletana, far di un bravo allenatore il simbolo della rivoluzione russo-partenopea che partiva dal pallone e aveva la pretesa, almeno a chiacchiere e con ironia, di mettere in discussione i massimi sistemi.Il Palazzo d’Inverno non c’è più. Quello di Torino l’ha occupato Sarri, semplicemente da professionista, accettando a 60 anni una proposta che nessun altro avrebbe rifiutato. Quello di Napoli si è autodistrutto a un anno e mezzo dalla sua partenza, ora è in piena fase di Restaurazione. Sarri è atipico in tutto. Nato a Napoli, si è sempre sentito toscano. Cresciuto da mister prudente si è ritrovato carriera facendo a scoprire la bellezza del tener sempre il pallone, di andarlo a strappare agli avversari, di saperne sempre fare buon uso con possesso sapiente e allo stesso tempo rapido. Per i napoletani ha tradito come Higuain e forse come Altafini. Anzi di più, passando alla Real Casa dopo aver sfiorato la presa del Palazzo. La gente normale del San Paolo si comporti come vuole e come crede, pagare il biglietto dà diritto anche questo. Però per cortesia evitino i De Giovanni e i Ruotolo di turno di scrivere cose che distolgono l’attenzione dell’evento principale, il calcio, signori. Manco Sarri è così sicuro di essere comunista. Lui è sicuro di una sola cosa, senza sigaretta non può vivere.

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