San Matteo, santi, paranze e devozione del popolo

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Una processione attesa da tutti nella quale le sei statue vengono portate a spalla dagli esponenti della paranza.

Sei statue pesantissime, che vengono portate a spalla a ritmo di musica, che tutti i salernitani attendono e sulle quali c’è una profonda devozione ma anche “tradizione e superstizione”. Prima tra tutte, quella che il tempo sia buono durante l’intero corteo: se le statue dovessero essere costrette a ripararsi dall’acqua, per i salernitani sarebbe segno di anno di sventure.

La processione di San Matteo, attesa oggi a partire dalle 18.30, vedrà di scena le diverse “paranze”, i portatori. Un’associazione nella quale è molto difficile entrare e i cui posti si tramandano, spesso, di padre in figlio. Chiunque può portare la statua per voto o per grazia ricevuta: l’anno successivo, però, dovrà lasciare il proprio posto ai portatori canonici.

I primi a varcare le soglie del Duomo per benedire Salerno e l’intera Campania saranno i santi Fortunato, Gaio e Ante (o Anthes). Tre giovani santi (che per i tratti gentili del volto per molti salernitano sono ‘e ssore ‘e San Matteo) dell’epoca imperiale romana che si rifiutarono di adorare il Dio Priapo. Uccisi sotto l’impero di Diocleziano, i loro corpi furono esposti agli uccelli rapaci, che secondo la tradizione li vegliarono permettendo al popolo di darvi degna sepoltura, presso il fiume Irno. Le tre statue verranno portate in processione con movimenti ondulatori, accompagnate da bande che intoneranno marce ben ritmate.

Subito dopo, la statua settecentesca (1742) di San Gregorio VII, morto a Salerno nel 1085 (e sepolto nel duomo).

Dietro San Gregorio VII, la pesantissima statua di San Giuseppe, l’unica in legno massiccio, che pesa ben 7 quintali e che sarà portata da oltre 40 portatori.

Poi, sarà la volta di San Matteo, ucciso mentre celebrava l’eucaristia intorno al 69 d.C. e che salvò Salerno dal terribile terremoto del 5 giugno 1688.

La statua del patrono viene solitamente portata da lavoratori del porto, pescatori e pescivendoli. Sulle sue dita pendono, non a caso, triglie e tonnetti che simboleggiano non solo la grande devozione di Salerno nei suoi confronti, ma anche quel legame tra il santo e la gente di mare.

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