San Giovanni Battista, il santo del giorno

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Giovanni, detto il Battista, è stato  un asceta proveniente da una povera famiglia sacerdotale ebraica originaria della regione montuosa della Giudea. Venerato da tutte le Chiese cristiane e considerato santo da tutte quelle che ammettono il culto dei santi, Giovanni è una delle personalità più importanti dei Vangeli. Secondo il Cristianesimo, la sua vita e predicazione sono costantemente intrecciate con l’opera di Gesù Cristo; insieme a quest’ultimo, Giovanni Battista è presente anche nel Corano col nome di Yaḥyā come uno dei massimi profeti che precedettero Maometto. Infine Giovanni il Battista nella Religione dei Mandei, con il nome di Iuhana Masbana, viene considerato il più grande di tutti i Profeti, pur riconoscendo Gesù e avendo credenze simili al Cristianesimo. Fonte principale sulla vita e la figura del Battista sono i  Vangeli. Essi affermano che era figlio di Zaccaria e di Elisabetta, parente di Maria, e fu generato quando i genitori erano in tarda età. La notizia è interpretabile come a sottolineare l’eccezionalità del personaggio (figli di genitori anziani furono anche Isacco, figlio di Abramo, e –  secondo tradizioni tarde – Maria). La sua nascita fu annunciata dallo stesso arcangelo Gabriele che diede l’annuncio a Maria; quando questa andò a visitare Elisabetta, il nascituro balzò di gioia nel ventre materno. Per aver conosciuto direttamente Gesù e per averne annunciato l’arrivo ancor prima che questi nascesse, Giovanni è ricordato come “il più grande dei profeti”. In occasione della Visitazione di Maria, sua parente, Elisabetta sarebbe stata nel sesto mese di gravidanza; questo ha permesso di fissare la nascita di Giovanni tre mesi dopo il concepimento di Gesù e dunque sei mesi prima della sua nascita. Giovanni andò a vivere nel deserto, conducendo una vita di penitenza e di preghiera, secondo la tradizione ebraica del voto di nazireato: “Giovanni portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano locuste e miele selvatico” (Vangelo secondo Marco 1, 6). Nei Vangeli è definito “voce di uno che grida nel deserto” (in latino: vox clamantis in deserto). La profezia dell’Antico Testamento riferita a Giovanni Battista viene erroneamente attribuita, dal Vangelo secondo Marco, al solo Isaia: “Come è scritto nel profeta Isaia: Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te, egli ti preparerà la strada. Voce di uno che grida nel deserto: preparate la strada del Signore, raddrizzate i suoi sentieri”; in realtà, questo brano risulta essere la fusione di due diverse profezie di Malachia (“Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore, che voi cercate; l’angelo dell’alleanza, che voi sospirate, ecco viene, dice il Signore degli eserciti”) e di Isaia («Una voce grida: “Nel deserto preparate la via al Signore, appianate nella steppa la strada per il nostro Dio”».). Qualche copista, nei primi secoli, tentò anche di sanare l’incongruenza nel passo del Vangelo secondo Marco, mutando la formula introduttiva da “Come è scritto nel profeta Isaia” nella più generica “Come è scritto nei profeti”. Il Vangelo secondo Matteo – posteriore a quello di Marco, che usò anche come fonte – riporta invece correttamente la citazione: “Egli è colui che fu annunziato dal profeta Isaia quando disse: Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!”. Giovanni dichiarò più volte di riconoscere Gesù come il Messia annunciato dai profeti, ma il momento culminante fu quello in cui Gesù stesso volle essere battezzato da lui nelle acque del Giordano; in tale occasione Giovanni additò Gesù ai suoi seguaci come “l’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo” (Vangelo secondo Giovanni 1, 29). Nello stesso tempo, dal cielo si ode una voce: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto: ascoltatelo!» (Marco 1:1-8), che afferma che Gesù Cristo è Dio, e il Messia. Il Battista morì a causa della sua predicazione fra il 29 e il 32. Secondo il racconto evangelico, egli condannò pubblicamente la condotta di Erode Antipa, che conviveva con la cognata Erodiade, rimasta vedova di Filippo; il re lo fece prima imprigionare, poi, per compiacere la figlia di Erodiade, Salomè, che aveva ballato a un banchetto, lo fece decapitare. Da Flavio Giuseppe, sappiamo che questi eventi si svolsero a Macheronte, e che per questo la popolazione ebraica pensò che la sconfitta subita dall’esercito di Erode contro Areta IV, avvenuta nell’inverno del 36/37 e nella quale Macheronte fu distrutta, fosse una punizione divina per la decapitazione di Giovanni.

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