Per il 25esimo anno consecutivo, la Campania è maglia nera nell’illegalità

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La Campania sempre più capitale dell’ecomafia. Una mattanza silenziosa ed invisibile che con veleni e cemento commette omicidi differiti nel tempo. Ventisette reati al giorno, per un totale di 3.862 reati accertati di illegalità ambientale, il 14,4% del totale nazionale, con 4.279 persone denunciate e 24 arrestate, cui si aggiungono 1.520 sequestri. Un affare gestito da 89 clan criminali.

Per il 25esimo anno consecutivo, la Campania è maglia nera nell’illegalità ambientale, nel ciclo dei rifiuti e del cemento. Il verdetto senza appello arriva dal rapporto “Ecomafia 2019. Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia”, raccolti da Legambiente nel suo report annuale dedicato alle illegalità ambientali. Una regione ancora sotto l’attacco spietato degli ecocriminali. Cresce nel 2018 il numero di reati relativi sia al ciclo del cemento sia a quello dei rifiuti, mentre diminuiscono dell’11% rispetto al 2017 i reati ambientali complessivi, ma per una ragione specifica: il crollo del numero degli incendi boschivi, che avevano raggiunto livelli record in un anno davvero horribilis per il nostro patrimonio forestale. La provincia con il numero più alto di illeciti ambientali si conferma Napoli (1.360), poi Roma (1.037), Bari (711), Palermo (671) e Avellino (667). Considerando l’arco temporale dal 1997 al 2018 i reati ambientali accertati in Campania sono diventati 93.792 con 77.439 persone denunciate o arrestate e 26.151 sequestri effettuati.

La corruzione resta lo strumento principe, il più efficace, per aggirare le regole concepite per tutelare l’ambiente e maturare profitti illeciti. Dal 1° gennaio 2010 al 31 maggio 2019 sono ben 76 le inchieste censite da Legambiente con 638 persone denunciate e 523 arrestate e 87 sequestri effettuati.

«I numeri e le storie raccolte nel rapporto Ecomafia 2019 – commenta Mariateresa Imparato, presidente di Legambiente Campania – dimostrano inequivocabilmente che le mafie continuano a essere una minaccia per l’ambiente e gli ecosistemi avvalendosi spesso di una rete organizzata di professionisti, colletti bianchi e  pubblici dipendenti infedeli avvinti dalla corruzione. È urgente affiancare alla risposta giudiziaria, che in questi anni ha portato dei buoni risultati, una risposta politica-istituzionale ancora troppo carente. Siamo ancora in attesa di tempi e regole certe per la bonifica del territorio, di azioni concrete per la chiusura del ciclo integrato dei rifiuti che fermino quei “tour” che da sempre alimentano le ecomafie. Così come siamo in attesa delle ruspe per abbattere il cemento illegale, una delle ferite aperte della nostra regione alimentata da una classe politica che continua a proporre condoni per meri calcoli elettorali o perché, in molti casi, è direttamente coinvolta in questi fenomeni. Queste le vere priorità per l’Italia e per la Campania. Una risposta, inoltre, deve arrivare dal tessuto imprenditoriale e sociale, capace di dare alternative in termini di fatturati, profitti, creazione di lavoro e di servizi per occupare da subito gli spazi che vengono liberati dall’oppressione mafiosa ed ecocriminale. Perché la Campania – conclude Imparato di Legambiente – con le sue eccellenze può assumere un ruolo da protagonista per il rilancio dell’economia del Mezzogiorno sotto il segno dell’efficienza, dell’innovazione e della sostenibilità».

La Campania rimane saldamente la capitale del traffico illecito di rifiuti: con 1.589 infrazioni accertate (il 19,9sul totale nazionale) 1.688 persone denunciate, 20 arresti e 887 sequestri effettuati, la nostra regione consolida il suo primato nazionale. La classifica regionale vede la provincia di Napoli prima a livello nazionale, con 454 infrazioni 497 persone denunciate o arrestate e 354 sequestri, segue Avellino con 186 infrazioni accertate. Terza la provincia di Caserta con 142 infrazioni segue Salerno con 138 infrazioni accertate. Chiude la provincia di Benevento con 43 infrazioni.

Sono 119 le inchieste condotte e chiuse dalle forze dell’ordine dal febbraio 2002 al 31 maggio 2019 utilizzando il delitto di organizzazione di traffico illecito di rifiuti. Complessivamente sono state 8 le procure che si sono messe sulle tracce dei trafficanti, portando alla denuncia di 734 persone e all’arresto di 447, coinvolgendo 177 aziende. Tra le tipologie di rifiuti predilette dai trafficanti ci sono i fanghi industriali e i rifiuti speciali contenenti materiali metallici.

Notizia positiva arriva dal forte calo dei roghi di rifiuti lo scorso anno nella Terra dei fuochi che segnano un meno 25% rispetto al 2017. Dall’altro un ancor più forte aumento dei controlli, con importanti risultati. Quasi il 50% delle aziende controllate sono state sequestrate per violazioni delle norme sui rifiuti.  In particolare, in provincia di Napoli vi sono stati oltre 317 roghi in meno rispetto al 2017, mentre in provincia di Caserta gli interventi dei Vigili del fuoco sono stati 150 in meno.

«L’unico dato positivo che registriamo in Campania è quello che riguarda la diminuzione dei roghi nella Terra dei Fuochi – aggiunge Imparato –. Di certo c’è ancora molto da fare e il fenomeno è tutt’altro che debellato, ma questo importante risultato è frutto della capacità di aver finalmente dato il via ad una cabina di regia permanente che coordina   istituzioni locali e forze di polizia in costante confronto con le associazioni ambientaliste e comitati civici,come da tempo sta facendo il viceprefetto Gerlando Iorio delegato ai roghi nella Terra dei Fuochi. È questa la strada che bisogna perseguire senza dimenticare quello che ancora resta da fare a partire dalle bonifiche».

Nel periodo gennaio-dicembre 2018, le azioni congiunte dei militari con le forze di polizia, hanno consentito di controllare 426 attività commerciali e imprenditoriali (287 in provincia di Napoli e 139 in quella di Caserta). Ben 210, quasi il 50%, sono state sequestrate (152 in provincia di Napoli e 58 in quella di Caserta). Si tratta di aziende tessili e di abbigliamento, meccaniche, edili, di lavorazione del legname, calzaturiere, di prodotti sanitari, di cosmetici, autofficine, autocarrozzerie, autodemolizioni, autolavaggi, un impianto di biomassa e persino un’azienda ittica. E nel 2019 la situazione non cambia. Nei primi cinque mesi dell’anno sono già più di 60 le aziende sequestrate per violazione di norme in materia di rifiuti. E finisce nel mirino delle forze dell’ordine anche quel mondo di smaltitori illegali dei quali si servono soprattutto le imprese in nero.

Ma l’ecomafia in Campania non riguarda solo il settore dei rifiuti. Il cemento, il movimento terra e gli appalti continuano a rivelarsi una straordinaria “lavanderia” per riciclare soldi.

Millecentosessantanove. È questo il totale dei reati legati al ciclo del cemento che le forze dell’ordine hanno scoperto nel 2018 in questa regione: un numero che segna una crescita del 66,5% rispetto al dato dell’anno precedente.  Un dato che si spiega con una novità importante che contraddistingue e arricchisce questa edizione del rapporto Ecomafia. Per la prima volta, infatti, sono state conteggiate anche le infrazioni verbalizzate dal Comando carabinieri per la tutela del lavoro, in materia di sicurezza, abusivismo, caporalato nei cantieri e indebita percezione di erogazioni ai danni dello stato, guadagni ottenuti grazie a false attestazioni o omissione di informazioni alla Pubblica amministrazione. Si tratta di illeciti che hanno una rilevanza non solo in termini di violata legalità nel settore dell’edilizia, ma che dicono molto anche rispetto alla qualità costruttiva degli edifici e delle infrastrutture. Aspetti che concorrono a pieno titolo alla filiera del cemento sporco, che in Campania pesa per il 30% sul totale dell’illegalità in campo ambientale.

Considerevole è anche lo scarto rispetto alle persone denunciate, che sono state 1.677 (+91%), con un arresto. Sale anche il numero dei sequestri, che arriva a 308 il 26,7% in più. Complessivamente la Campania  si conferma la regione più esposta al fenomeno, con una quota di 50,6 immobili fuorilegge ogni cento. Se leggiamo i dati su scala provinciale, Avellino svetta in testa alla classifica nazionale con 408 infrazioni, 707 persone denunciate e 44 sequestri seguita da Napoli, seconda a livello nazionale con 317 infrazioni, 416 denunce e una persona arrestata e 144 sequestri. Terza Salerno (243 infrazioni, 243 denunce e 59 sequestri); segue Caserta con 137 infrazioni e 236 denunce e 53 sequestri. Chiude Benevento con 53 infrazioni, 67 denunce e 5 sequestri.

Infine, non vanno dimenticate le illegalità a danno degli animali, fenomeno al quale Legambiente dedica un apposito capito di Ecomafia 2019. Perché, milioni di animali continuano a essere sfruttati o uccisi a unico vantaggio dei criminali e dell’economia illegale. Considerato il dato sulla terraferma in Campania si contano un totale di 280 infrazioni accertate a danno degli animali, 218 denunce e 191 sequestri. Di poco superiori quelli relativi alle illegalità commesse a mare dove si contano 299 reati e altrettante denunce.

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