Pasqua: il vero significato

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Evoca sempre un momento di passaggio la Pasqua. L’ebraica come la cristiana. Si lascia una situazione di decadenza per assaporare una nuova condizione. Migliore. La transizione sta già nelle lettere, nel senso della parola aramaica che indica questa festa, figlia del popolo d’Israele e oggi condivisa, seppur con distinti contenuti, dai cristiani e dai loro fratelli maggiori nella fede. Ai tempi di Gesù la Pasqua era indicata col termine pasah che significa ‘passare oltre’: se gli ebrei oggi fanno memoria dell’esodo, della loro uscita dalla prigionia d’Egitto; i cristiani celebrano la Resurrezione di Cristo, la sua e la nostra vittoria sulla morte.

L’agnello è il simbolo che fa da congiunzione tra le due ricorrenze. Abbonda sulle tavole d’Israele come nei menù pasquali della tradizione cristiana. Per gli ebrei è il simbolo di libertà che si ricava dalle parole di Dio all’indirizzo del suo popolo prima di scioglierli le catene imposte dai faraoni. “In questa notte – recita il libro dell’Esodo 11, 12-13 – io passerò attraverso l’Egitto e colpirò a morte ogni primogenito egiziano, sia fra le genti, sia tra il bestiame. Il sangue (dell’agnello, ndr) sulle vostre case sarà il segno che voi siete dentro: io vedrò il sangue e passerò oltre”. Nel Nuovo Testamento, invece,  l’agnello si fa carne umana e divina al contempo. E’ Cristo l’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo, è lui il segno vivente di una salvezza eterna offerta a tutti col suo sacrificio in croce.

Cuore della fede cristiana, la Pasqua è una ricorrenza ‘mobile’. Ovvero non cade sempre nello stesso giorno a differenza del Natale. Questo perché è legata alplenilunio di primavera. Per volontà del Concilio di Nicea (325), che ha unificato la datazione per le Chiese d’Oriente e quelle d’Occidente, in ambito cattolico la Pasqua si festeggia la prima domenica (della bella stagione) successiva alla luna piena. Pertanto sempre e comunque fra il 22 marzo e il 25 aprile. Stessa datazione per i protestanti, festa rinviata di una settimana per gli ortodossi.

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