Padre Jobi: “Non prendo soldi dagli indiani”. Gli stranieri applicano i subaffitti nelle abitazioni

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La lite tra alcuni cittadini indiani al palazzo Califano è scoppiata per motivi economici. Abitavano 12 persone.

di Marco Visconti

Svelato l’arcano, secondo le indiscrezioni che circolano, riguardo alla lite tra gli indiani nei pressi del palazzo Califano. A confermarlo è padre Jobi, che inizialmente aveva parlato di un contrasto di natura religiosa. Padre Jobi si mostra infastidito dall’articolo pubblicato recentemente, che gli è stato riferito da “uno del Comune”, e ci tiene a precisare che lui “non prende soldi dagli indiani”.

Da quanto emerge, padre Jobi è una figura centrale nella comunità indiana di Pagani e Nocera, e ci rivela che gli indiani presenti tra le due città sarebbero circa 1.800, di cui circa 700 solo a Pagani. Padre Jobi smentisce inoltre le voci secondo le quali alcuni referenti religiosi riceverebbero denaro per favorire l’ingresso di altri connazionali. Aggiunge che, in alcune abitazioni, si applicherebbero dei subaffitti: “Per un letto, una persona deve pagare 100-150 euro. Anche solo per conservare la valigia devono pagare”, spiega padre Jobi. Ci tiene tuttavia a sottolineare che tali questioni non hanno alcun legame con la religione.

“Il vescovo, monsignor Giuseppe Giudice, mi ha mandato qui e mi ha accolto qui”, precisa il sacerdote. Padre Jobi ribadisce di svolgere attività caritatevoli, accogliendo nuovi arrivati e aiutandoli anche tramite la Caritas. A volte, inoltre, dà una mano ai paganesi mettendo in contatto persone che cercano assistenza per anziani: “Se qualcuno ha bisogno, passo il numero, poi si mettono d’accordo tra loro”.

Abbiamo inoltre appreso che i protagonisti della lite tra gli indiani non sarebbero stati solo due. Il conflitto sarebbe nato perché uno dei conviventi non avrebbe dovuto trattenersi oltre nell’abitazione. Colui che ha accoltellato si trovava nella propria casa, mentre la persona che doveva andare via si era spostata in piazza. Il primo è sceso in piazza e lì è scoppiata la lite, nei pressi della statua di Sant’Alfonso.

Successivamente, la persona che doveva lasciare l’abitazione è rientrata per prendere la propria valigia, e lì la discussione è nuovamente degenerata. Presumibilmente, chi è rimasto in casa sarebbe colui che aveva intimato all’altro di andarsene. Quest’ultimo avrebbe colpito l’amico con una coltellata, ma a sua volta sarebbe stato colpito alla testa, perdendo i sensi. L’indiano che aveva intimato di uscire avrebbe poi appiccato il fuoco all’abitazione con l’amico ancora all’interno. Al risveglio, quest’ultimo si sarebbe rifugiato sul balcone del vicino, confermando così la versione dell’amministratore di condominio, e poi sarebbe fuggito dall’abitazione. “Lui (la persona che doveva andare via, n.d.r.) – spiega padre Jobi – aveva già acquistato il biglietto per tornare in India il 6 ottobre. Gli amici gli avevano detto che doveva lasciare subito la casa.” Secondo quanto riferito dal sacerdote, l’uomo aveva pagato la quota fino al 30 settembre e, con l’inizio del nuovo mese, non poteva più trattenersi nell’abitazione.