NOCERA INFERIORE, SENTENZA MONTALBINO, LA GRANDE BEFFA, PRESCRIZIONE PER AMATO

113
Advertisement

La giustizia che decide di non decidere. La sentenza opaca che si fa beffa di tutte le speranze di un verdetto chiaro, aggiungiamo pure giusto. Dopo 15 lunghissimi anni – con una pausa di circa 2 ore dalla fine del dibattimento all’emissione della sentenza – il giudice Raffaele Donnarumma, in uno dei suoi ultimi atti a Nocera -visto che da metà marzo si trasferirà a Napoli- ha dichiarato il non doversi procedere nei confronti dell’imprenditore Franco Amato per intervenuta prescrizione dei reati ascrittigli. La prescrizione, il tema politico-giuridico del giorno tra riforme annunciate e osteggiate, l’istituto che è sempre rinunciabile da parte dell’imputato ma che non trova mai alcun imputato ovviamente disposto a rinunciarvi.

Spieghiamo meglio. Per il reato di omicidio colposo, il reato si prescrive dopo sette anni. Amato non rischiava più, quindi, l’omicidio colposo. Rischiava invece la condanna per frana colposa, tale reato si prescrive dopo 15 anni, la sentenza doveva arrivare entro il 4 marzo per evitare la prescrizione.

Ma la prescrizione è arrivata lo stesso. E’ arrivata con la decisione del giudice, pesante fino a diventare fondamentale, di concedere le attenuanti generiche all’incensurato Amato, legale rappresentante della Beton Cave, successore nel ruolo e nella carica del defunto padre Guerino Amato. Con la concessione delle attenuanti generiche, i termini di prescrizione si dimezzano e la sentenza si scrive da sola, nell’unico modo possibile. Quando un reato si estingue per prescrizione, lo Stato fallisce due volte: una volta perché non è riuscito ad accertare la verità, un’altra volta perché viene cancellato tutto l’impegno profuso con o sperpero di denaro pubblico. Dal 2003 al 2013, circa un milione e mezzo di processi si sono letteralmente volatilizzati per colpa della prescrizione.

Tutto si è rivelato inutile, anche l’ultimissimo tentativo di ottenere giustizia. In caso di condanna – il pm Roberto Lenza stamattina aveva chiesto per lui una condanna a 5 anni – Amato ricorrendo in appello avrebbe comunque beneficiato della prescrizione con assoluta certezza. Ma una sentenza di colpevolezza dell’imprenditore si sarebbe trasformata in argomento forte per i familiari delle tre vittime per una causa di risarcimento in sede civile, oltre a stabilire con esattezza di sentenza il colpevole della frana di Montalbino, che 15 anni fa costò la vita a 3 persone, i coniugi Matteo Gambardella e Rosa Califano, il loro cognato Alfonso Cardamone.

Niente da fare, il colpevole ora non c’è e domani non ci sarà, anche se resta in vecchie carte, quelle del primo processo e dell’appello, le carte che arrivarono a condannare Amato. Successivamente tutto fa cancellato dalla Cassazione, che annullò l’esito di processo e appello per difetto di notifica, insomma tutto molto all’italiana…

Nel 2011 Amato fu condannato in primo grado dal Tribunale di Nocera Inferiore alla pena di tre anni di reclusione, per omicidio colposo plurimo e frana colposa. Nel 2015 la Corte di Appello di Salerno dichiarò giusta la condanna di primo grado. Nel 2016 la Corte di Cassazione a sezioni unite stabilì che vi era stato un difetto di notifica e che esso causava la nullità della condanna. Il cavillo è roba da riso amaro. L’avviso dell’udienza preliminare, con le virgolette riguardanti le parole pronunciate all’epoca dall’accusa, venne notificato a un indirizzo «dove la zia di Amato dichiarò che abitavano insieme e non vi era alcun altro domicilio indicato negli atti».

La città stamattina era assente da via Falcone, fatta eccezione per un cronista, i familiari delle vittime e i rappresentanti dei comitati. D’altra parte la scelta dell’amministrazione dell’epoca di non costituirsi parte civile, rispecchiò alla perfezione il distacco, chiamiamolo politico, dalla tragedia di Montalbino che un’intera classe dirigente manifestò fin da subito.

”La giustizia non è riuscita a dare un giudizio come gli affida la costituzione. Le vittime non hanno avuto riconosciuto una sentenza che avrebbe permesso di iniziare un’azione civile su basi certe. E in ultimo non ha vinto nemmeno l’imputato che non è stato dichiarato innocente. In fondo abbiamo perso tutti”, ha dichiarato Alfonso Mazzariello del comitato “Vittime della frana”. E, aggiungiamo noi, l’attività della cava continua, sia pur sul fronte Nocera Superiore, con autorizzazioni regionali che sono arrivate sempre e comunque.

 

Advertisement