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venerdì, 19 Aprile 2024
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Nocera Inferiore, cosa e quanto può valere l’impianto di compostaggio

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Dibattito aperto a Nocera con la messa a disposizione da parte dell’amministrazione comunale. Dibattito destinato a coinvolgere la città. Partiamo con un’inchiesta, cercheremo solamente di spiegare, anche la nostra è una messa a disposizione.

L’ oro si chiama compost. Lo hanno capito molti paesi europei, che in suo nome hanno trasformato i metodi tradizionali di raccolta. E lo hanno intuito alcune regioni italiane, più avanti di altre. Attualmente nel nostro Paese sono oltre 300 gli stabilimenti attivi, che nel loro insieme incassano ogni anno 450 milioni di euro, mettendo in moto una filiera di 9.000 addetti con un fatturato complessivo (compreso l’indotto) di 1,7 miliardi di euro. Un punto di partenza – assicurano dal Cic, il Consorzio Italiano Compostatori che riunisce circa 130 aziende attive nel settore perché da qui al 2025 il rifiuto organico gestito da questa filiera aumenterà del 30%, portando gli addetti a 13mila e il giro d’affari a 2,4 miliardi di euro.


Quello che vale per tutti, guardando le statistiche, è il peso che l’organico riveste all’interno della differenziata. Si tratta infatti della categoria di rifiuti che, in termini di raccolta, è cresciuta maggiormente passando, tra il 2000 e il 2015, da 1,3 a 6,1 milioni di tonnellate all’anno, destinate a raggiungere i 9 milioni entro il 2025. Gli impianti di compostaggio, che si concentrano principalmente nelle regioni del Nord, sono quelli che gestiscono la frazione organica della raccolta differenziata.

Gli impianti operano in due modi: il primo – definito aerobico – che porta alla trasformazione del rifiuto organico in compost, un fertilizzante prezioso per l’agricoltura; il secondo anaerobico, che prevede una tecnologia più moderna di cui non tutti gli impianti italiani sono dotati, e permette invece la creazione di biogas e quindi metano combustibile, riutilizzabile per l’alimentazione dei mezzi di trasporto.

Il Consorzio Italiano Compostatori ha calcolato che negli ultimi 25 anni sono stati sottratti a discarica 65 milioni di tonnellate di rifiuto organico, per un volume di 100 milioni di metri cubi, pari a 5 volte il Colosseo. Il loro trattamento ha portato alla creazione di 23,5 milioni di tonnellate di compost, per un taglio – in termini di emissioni di CO2 nell’atmosfera – pari a 44 milioni di tonnellate.

L’impatto benefico sull’ambiente di questo modello di gestione dei rifiuti è quindi evidente così come i suoi effetti sul settore agricolo e dei trasporti. Negli ultimi 25 anni l’utilizzo del compost come fertilizzante nel settore agricolo ha garantito un risparmio di 650 milioni di euro. Questo grazie alla produzione di 300.000 tonnellate di azoto, 190.000 di potassio, 170.000 di fosforo che sono state immesse sul mercato dei fertilizzanti.

Il secondo grande beneficio, in termini di impatto, si lega alla produzione del metano. La proposta, oggi, è quella di utilizzare il gas per alimentare gli stessi camion che trasportano la differenziata, in modo da chiudere così in maniera definitiva il ciclo dei rifiuti. Calcolando il rifiuto organico attuale, se questo fosse trattato solo in impianti anaerobici, il biometano prodotto raggiungerebbe i 400 milioni di metri cubi, sufficienti per alimentare l’80% della flotta utilizzata per la raccolta dei rifiuti differenziati.

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