Napoli – Gli studenti dei licei esprimono perplessità e problematiche in una lettera aperta

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“Siamo le studentesse e gli studenti di due dei licei più antichi del centro storico di Napoli e abbiamo deciso di denunciare le condizioni di disagio che viviamo da anni a causa della mancanza di spazi agibili dove poter studiare.
Nel 2016 fu promessa al Liceo Statale Antonio Genovesi una nuova sede succursale ubicata in via Flavio Gioia 85, dove al tempo si trovava l’istituto comprensivo D’Aosta-Scura, nel 2017 arrivarono i certificati di agibilità e la comunicazione che a distanza di un mese potesse avvenire il trasferimento ma proprio il giorno stabilito, una comunicazione firmata dall’avvocato Domenico Marrazzo, delegato all’edilizia scolastica della città metropolitana, impedì il trasferimento e da lì cominciò il calvario di rimandi e promesse che studenti, studentesse, docenti, dirigenza e tutto il personale scolastico del liceo ha dovuto subire per anni; anni di lotta, di mobilitazioni, attraverso le quali si è ottenuto anche un colloquio con il sindaco De Magistris, vertice della città metropolitana, che però non ha prodotto alcun risultato.
Dopo controlli e sollecitazioni, si è scoperto che il plesso in via Flavio Gioia non era idoneo ad ospitare la sede succursale del Genovesi e quindi il 15 ottobre del 2019 sono state assegnate, come ultima spiaggia, alla scuola delle aule appartenenti al Liceo Classico Statale Vittorio Emanuele – Garibaldi ed è qui che le nostre storie si intrecciano.
Teniamo a mentr che anche il Vittorio Emanuele – Garibaldi ha dei seri problemi strutturali che andrebbero risolti al più presto, di fatto dall’inizio dell’anno scolastico 2019/20 sono state montate nel cortile del plesso Vittorio Emanuele impalcature che permettessero la restaurazione dell’edificio De Santis, questi lavori a causa covid sono stati interrotti e ripresi nei momenti peggiori, perché se mentre prima cadevano pietre nelle aule e solo poche di quelle venivano momentaneamente bloccate, ora a due settimane dal ritorno a scuola due piani e sei aule del suddetto edificio de Santis (il quale ospita la maggior parte delle aule) sono completamente inagibili; la dirigente scolastica però piuttosto che essere schietta coi propri studenti ha preferito mantenere un profilo bassissimo, quasi impercettibile, non informando la comunità studentesca sulle modalità di rientro e sulle problematicità collegato a quello, cercando dunque di riprendere le 9 aule precedentemente concesse al Genovesi, scatenando dunque varie perplessità in ambedue le comunità
Dunque la preside Bia, il 17/08/2020 pubblica sul giornale Repubblica, una lettera aperta al preside del liceo Antonio Genovesi, Vittorio Delle Donne, in cui sostiene che la sua scuola sia stata espropriata da spazi che le servivano.
A questo punto, molti giornali, hanno dipinto questa vicenda come uno scontro tra scuole, parafrasando, una guerra tra poveri.
Noi ci teniamo a sfatare questo mito perché sappiamo bene che la colpa non è nostra né della dirigenza dei nostri istituti. Piuttosto che essere ostili gli uni contro gli altri, ci siamo coalizzati e abbiamo individuato i veri responsabili di questo spinoso groviglio di pratiche burocratiche e parole senza conseguenti azioni.
Sappiamo chi è stato. I nostri non sono gli unici due licei a riversare in pessime condizioni, basti pensare alla lista infinita di muri crepati, mancanza di certificati di agibilità, suppellettili che non ci sono, infiltrazioni d’acqua e tanti altri problemi legati all’edilizia scolastica, nella nostra terra, dove sono amplificati, ma in realtà in tutto il paese. Pensiamo di parlare a nome di tutti gli studenti e le studentesse di Napoli e dell’italia intera quando diciamo che né per lo Stato né per le amministrazioni locali, la scuola è prioritaria.
Questo è un appello alla città metropolitana, noi abbiamo la volontà e l’esigenza di tornare a far lezione tra i banchi di scuola e per farlo abbiamo bisogno di spazi agibili per tutte a tutte, perché la DAD non funziona, perché è un nostro inalienabile diritto studiare in modo sicuro sia psicologicamente che fisicamente, perché stiamo costruendo il nostro futuro e la nostra unica priorità adesso è l’istruzione. Vogliamo che la scuola sia
vista come una risorsa e non come una spesa, e che venga trattata come tale. Vogliamo essere incentivati a studiare e ad assorbire e produrre cultura, perché senza cultura non abbiamo futuro”.

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