Napoli Animal Save. Azione globale contro le pellicce

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Erano trentatré gli attivisti e le attiviste che alle ore 18 di venerdì 26 novembre hanno animato Galleria Umberto I. In occasione dell’azione globale contro le pellicce non è infatti mancata l’adesione di Napoli Animal Save, che ha eseguito una magistrale performance informativa. Rinchiuse in gabbie anguste, alcune attiviste hanno simulato la sofferenza e la paura degli animali negli allevamenti, costretti a sopportare una vita di stenti. Fra gli sguardi incuriositi dei passanti – che man mano si facevano sempre più numerosi – altri attivisti, questa volta nei panni dei macellai, hanno inscenato l’uccisione degli animali: le attiviste in gabbia sono state simbolicamente svestite dai macellai, come a voler raffigurare lo scuoiamento e quindi la morte delle vittime negli allevamenti di pelliccia.

Altrettanto simbolica è stata la scelta di bendare gli attivisti che hanno rappresentato gli acquirenti durante la performance: una chiara rappresentazione della “cecità” di questi ultimi, molto spesso all’oscuro di ciò che accade in questi posti dell’orrore o perché troppo annebbiati da una visione antropocentrica.

Durante la performance sono stati anche riprodotti dei video sui pc, in modo da poter mostrare alle persone la terrificante realtà che si cela dietro alla produzione di pellicce, ma anche di borse e di ogni altro accessorio di pelle. La performance si è conclusa con un ballo: sul ritmo di una canzone sempre più incalzante, un’attivista – nei panni di un animale sanguinante e morente – ha eseguito un assolo che sembrava essere un messaggio di libertà, di desiderio di evasione, ma che purtroppo si è concluso con la morte dell’animale.

Con la collaborazione di due rappresentati della LAV, è stato inoltre allestito un banchetto per raccogliere le firme per abolire gli allevamenti di animali da pelliccia. Infatti la LAV ha lanciato la campagna “Diamo voce ai Visoni”. A firmare sono stati in molti, questo anche grazie al confronto che i passanti hanno avuto con gli attivisti impegnati a instaurare un rapporto comunicativo efficace e pacifico durante l’azione.

Ci sono stati anche cori e slogan per incitare le persone a cambiare scelte, a non acquistare più prodotti frutto di abuso e sfruttamento animale, ma scegliere le alternative che ci sono e che comportano, tra l’altro, un impatto ambientale minore.

Una decina di attivisti e attiviste, invece, si sono occupati dell’outreach, ossia il confrontarsi con le persone ed i passanti in maniera socratica. Precisamente dei confronti civili e aperti al fine di ragionare sulle pellicce e mostrare l’enorme abuso degli animali per quest’attività.

Negli allevamenti gli animali da pelliccia vivono un vero inferno: rinchiusi in gabbie strettissime, impossibilitati a muoversi, non possono compiere movimenti naturali e non hanno neanche la possibilità di una vita sociale.

Tutto questo reca sofferenza, fisica e mentale, ed è per questo che si assiste a comportamenti nevrotici quali correre avanti e indietro nel poco spazio, ululare dal dispiacere, addentare le gabbie e spezzarsi i denti oppure diventare aggressivi.

E se tutta questa crudeltà non bastasse, la maggior parte degli animali da pelliccia viene uccisa in maniera brutale: teste fracassate, bastonate alla nuca, soffocati con gas o ricorrendo a scariche elettriche tramite elettrodi (elettrocuzione).

Ma le pellicce non provengono solo da allevamenti, poiché molti animali sono catturati in natura tramite trappole, come ad esempio le tagliole che bloccano la zampa dell’animale in una morsa d’acciaio. Molti animali restano in questo stato agonizzante per ore o addirittura giorni, finché non arriva il cacciatore ad ucciderli. Le indagini mostrano che vengono uccisi soffocandoli, per non rovinare il pelo, premendogli il torace con un piede o con due. Un gesto di una crudeltà e dolore inauditi. A questo spettacolo atroce deve anche segnalarsi che spesso rimangono nelle trappole animali non desiderati e pertanto uccisi non per la loro pelliccia ma per una tragica fatalità.

Un esempio di crudeltà è la caccia ai cuccioli di foca per la loro pelliccia. I cuccioli di foca vengono tramortiti con arpioni davanti alle loro mamme e scuoiati vivi, in uno spettacolo infernale con tanto di urla, sangue e dolore.

Altro esempio è il massacro di conigli. Circa 1 miliardo di conigli all’anno vengono uccisi per la loro pelliccia, la quale piò essere utilizzata nel settore dell’abbigliamento, per esche nella vol-pesca o come rivestimento di oggetti artigianali.

La stessa produzione di piume è fonte di sofferenze e ingiustizie. Le oche allevate sono rinchiuse e tenute in condizioni pessime. A questo si aggiunge la pratica dello spiumaggio. Precisamente, ogni 2 mesi, oche dagli otto mesi in su di vita vengono “spiumate” senza nessuna forma di anestesia bensì le piume vengono strappate con violenza, generando una sofferenza incredibile e lasciando ferite e sangue sui poveri animali.

Di esempi ce ne sono altri purtroppo, ma il punto non cambia. È inaccettabile, ingiusto e soprattutto inutile continuare a sfruttare e uccidere miliardi di animali per farli diventare dei capi di abbigliamento, borse o accessori. Indossare la morte non nobilita né abbellisce, ma è solo un vanto macchiato di sangue innocente. La natura ha donato agli animali  un pelo meraviglioso, pellicce soffici e peli variopinti affinché possano coprirsi dal freddo e sfoggiarli  in natura per essere ammirati e protetti. Scegliamo alternative  cruelty-free, per gli animali e per il Pianeta. La campagna globale è aperta e tutti possono aderire al seguente indirizzo https://www.makefurfarmshistory.com/

Le attiviste e gli attivisti hanno eseguito tutta la performance con il segno color rosso sul viso, simbolo dell’adesione alla campagna contro la violenza contro le donne, perché è tutto collegato. Ogni forma di violenza non è mai giustificata e Napoli Animal Save ha anche ribadito che è un movimento antispecista intersezionale, ossia contro ogni forma di discriminazione, violenza e a favore dei diritti di tutti gli oppressi.

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