‘Na tazzulella ‘e cafè: le parole nuove

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“Abbiamo tutti dentro un mondo di cose: ciascuno un suo mondo di cose! E come possiamo intenderci, signore, se nelle parole ch’io dico metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di me mentre chi le ascolta, inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per sè, del mondo com’egli l’ha dentro? Crediamo di intenderci; non ci intendiamo mai! Pirandello nostro, continua ad a aver ragione, sempre di più. Legittima difesa, Revenge porn, castrazione chimica, codice rosso, decreto dignità, reddito di cittadinanza, quota 100, decreto spazzacorrotti, eccetera eccetera. Naturalmente non scendiamo nel dettaglio dei vari provvedimenti, già esistenti o solamente annunciati. A noi qui interessa il lessico politico, totalmente cambiato rispetto al passato più o meno recente. Lessico e nuvole, l’altra faccia dell’Italia di oggi. Le parole, disse Moretti, sono importanti. A volte anche imponenti. Spesso le diciamo e le dicono senza pensare alle reali conseguenze di quelle parole, siano esse pubbliche o private. Certo la differenza esiste, nel privato si distruggono solamente rapporti tra persone (solamente si fa per dire, è tragico lo stesso) mentre nel pubblico si corre il rischio di condizionare il cammino di un Paese intero. Giovanni Falcone una volta aggiunse: “Credo che ognuno di noi debba essere giudicato per ciò che ha fatto. Contano le azioni non le parole. Se dovessimo dar credito ai discorsi, saremmo tutti bravi e irreprensibili.” Una saggia regola da applicare sia al pubblico che al privato, sia al politico che all’emozionale.

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