Maxi-operazione della Guardia di Finanza: nei guai top club italiani

Perquisizioni e sequestri. Tra i 64 indagati, figurerebbero anche De Laurentiis, Galliani e Lotito

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E’ scattata questa mattina una maxi-operazione della Guardia di Finanza, coordinata dalla Procura di Napoli, che coinvolgerebbe i vertici di tanti “top-club” calcistici italiani. Perquisizioni e sequestro di beni per un valore che supera i 12 milioni di euro, nell’ambito di un’inchiesta su evasione fiscale e false fatturazioni.

I pm napoletani Danilo De Simone, Stefano Capuano e Vincenzo Ranieri, coordinati dal procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli, avrebbero iscritto nel registro degli indagati anche Aurelio De Laurentiis, Adriano Galliani, Claudio Lotito, Ezequiel Lavezzi, Hernan Crespo, Alessandro Moggi e l’ex presidente della Juventus, Jean Claude Blanc. Perquisita, tra le altre, anche la sede del Milan. Tra gli altri calciatori indagati, il difensore della Nazionale attualmente in prestito dal Milan all’Atalanta, Gabriel Paletta, il centrocampista del Milan, Antonio Nocerino, l’attaccante dell’Atalanta German Denis e l’ex Pescara Fernando Quintero. Nell’elenco figurano anche i nomi di alcuni calciatori non più in attività: oltre a Crespo, anche quello di Adrian Mutu e Diego Milito.

L’operazione, denominata “Fuorigioco”, avrebbe scoperto un sistema molto diffuso tra i club di Serie A e Serie B (35 le società sotto osservazione, ndr) per evadere le imposte, in particolar modo attraverso le operazioni di calciomercato. Il sistema coinvolgerebbe oltre 100 persone, tra le quali ci sarebbero calciatori e procuratori.

AGGIORNAMENTI (Ansa) – I procuratori dei calciatori provvedevano a fatturare in maniera fittizia alle sole società calcistiche le loro prestazioni, simulando che l’opera di intermediazione fosse resa nell’interesse esclusivo dei club, mentre di fatto venivano tutelati gli interessi degli atleti assistiti dagli agenti medesimi. E’ questo, secondo il procuratore aggiunto di Napoli, Vincenzo Piscitelli, uno dei meccanismi fraudolenti che ha portato a perquisizioni e sequestri nei confronti di società di calcio di A e B. Inoltre, le società, da parte loro – sempre per la Procura – approfittavano dell’indebito vantaggio di potersi completamente dedurre dal reddito imponibile queste spese, beneficiando altresì della detrazione dell’imposta sul valore aggiunto relativa alla pseudo prestazione ricevuta in esclusiva.

In questo modo – si sottolinea – veniva consentito ai calciatori di non dichiarare quello che sostanzialmente era un fringe benefit riconosciuto agli stessi dalla società calcistica che si accollava, a vantaggio dell’atleta, anche la spesa per l’intermediazione. In altri termini, l’importo pagato dai club costituiva un reddito da imputare effettivamente al calciatore e, di conseguenza, la società calcistica ometteva il pagamento delle ritenute fiscali e previdenziali sul maggior reddito loro ascrivibile all’atleta.

Alcuni agenti stranieri, di nazionalità argentina, peraltro, mediante il ricorso a documentazione fiscale e commerciale fittizia e attraverso l’interposizione di società ‘schermo’ con sede anche in ‘paradisi fiscali’ distraendo i compensi ricevuti dalle legittime pretese erariali del Paese di produzione del reddito (Italia) e di quello di residenza fiscale (Argentina), delocalizzavano i proventi derivanti dalle attività professionali. A fronte dei rilevanti importi fraudolentemente evasi (oltre 12 milioni di euro), la misura patrimoniale del sequestro applicata – dice Piscitelli – ha lo scopo di tutelare in maniera cautelativa le casse dello Stato, facendovi rientrare le somme che illecitamente erano state sottratte al Fisco dagli indagati.

L’inchiesta che ha portato ai provvedimenti di oggi nasce con la Guardia di Finanza che nel 2012 nelle sedi del Napoli e della Figc acquisisce i contratti di Ezequiel Lavezzi, ceduto dal Napoli al Psg, e del quasi sconosciuto attaccante argentino Cristian Chavez. Partendo da quella attività, nove mesi dopo, i finanzieri si sono presentati nelle sedi di 41 società di serie A e B per acquisire ulteriore documentazione. Gli investigatori parlarono di un “fenomeno generalizzato” nel calcio italiano, vale a dire la “progressiva ed esasperata” lievitazione degli oneri relativi agli ingaggi dei calciatori. E questo, era l’ipotesi investigativa, avrebbe fatto sì che nel tempo si determinasse una situazione di squilibrio gestionale sul piano economico-finanziario che potrebbe aver spinto le società a compiere una serie di illeciti fiscali.

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