Malore in autostrada: bimba non respira, in due aiutano la madre. Rintracciato il primo soccorritore

E' successo giovedì, lungo l'A2, in prossimità dello svincolo di Polla

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Erano circa le 16 di giovedì 24 agosto. Una famiglia di Scafati sta tornando dalle vacanze. In un’auto madre e figlia, nell’altra vettura il papà. Mamma Luisa è alla guida, seduta dietro c’è la piccola Lidia, 9 anni. Sta dormendo. Ad un certo punto uno strano colpo di tosse, poi il dramma. Luisa si accorge che la bambina è cianotica, non respira. E’ all’altezza dello svincolo di Polla. Si ferma sulla corsia d’emergenza. Momenti di assoluto terrore. Luisa distende la piccola sull’asfalto, tenta di praticarle manovre di rianimazione. Ma Lidia non respira. Ha le gambe rigide. Le pratica il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca. Accanto a lei, mentre si consuma il dramma, le auto sfrecciano lungo la carreggiata. Poi, d’improvviso, dal nulla, una voce. E’ un giovane. Si è fermato lungo la corsia d’emergenza. Tranquillizza Luisa, le dice che adesso c’è lui ad aiutarla. Lidia nel frattempo riprende a respirare, anche se a fatica, ma non è cosciente. Il giovane fa cenno alle auto di fermarsi. E’ a questo punto che si ferma un’altra vettura, da cui scende un uomo. Dice di essere un vigile del fuoco. Dall’accento, probabilmente non è campano. E’ lui che coordina i soccorsi. Chiama un’ambulanza.

“Ero disperata – il racconto di Luisa, ancora profondamente scossa – ho pensato subito a rianimare la mia piccola, ma non sapevo cos’altro fare. Non so come sarebbe andata senza di loro. Senza il primo giovane e senza il vigile del fuoco, che mi hanno sostenuta, coordinando al contempo i soccorsi. E’ arrivata prima una pattuglia della Stradale, poi l’ambulanza, che ha fatto fatica a raggiungerci, perché nel frattempo si era formata una coda d’auto. Probabilmente incuriositi, in molti avevano rallentato la propria marcia. Poi finalmente l’ambulanza. I soccorritori hanno prelevato Lidia e sono partiti alla volta dell’ospedale di Polla. Il vigile del fuoco, il nostro angelo, è rimasto con me. Ha avvisato mio marito e mi ha scortata fino all’ospedale di Polla, dal momento che facevo fatica a star dietro all’ambulanza e non conoscevo la strada. Giunti all’ospedale, le nostre strade si sono divise. Lui è andato via, io sono corsa da Lidia. Non ho nemmeno avuto modo di ringraziarlo. E non ho potuto ringraziare nemmeno il primo giovane che si è fermato. Sono stati due angeli. Non so cosa avrei fatto senza di loro. Con le loro parole, il loro conforto, il loro sostegno, sono riuscita a non perdere la lucidità, a non arrendermi, a non sentirmi sola. Adesso Lidia sta bene. Stiamo facendo ulteriori accertamenti, ma solo a scopo precauzionale”.

Luisa e Lidia vogliono rintracciare e ringraziare i propri angeli. Accorato il post pubblicato da Luisa sulla propria pagina social. “Ho il bisogno di farlo – conclude Luisa – sono due giorni che penso a loro, non mi hanno lasciato un attimo. Io e Lidia, che non ricorda nulla dell’accaduto, vorremmo ringraziare i nostri angeli per la forza ed il coraggio che mi hanno dato in quegli attimi di paura e disperazione. Adesso ho la certezza che gli angeli esistano”.

RINTRACCIATO IL PRIMO ANGELO – Intanto, il tam tam innescatosi attraverso i social, ha consentito di risalire all’identità del primo soccorritore. Si chiama Benedetto. Quando si è fermato per soccorrere Lidia, era in auto insieme alla madre ed alla sorella. Benedetto vive a Barra insieme alla sua famiglia. Come rivelato da una parente, proprio sui social, lui ed i suoi cari hanno vissuto ore di apprensione e pregato tanto per la piccola Livia. “Mi hanno telefonato – spiega mamma Luisa – e mi hanno detto di non aver dormito quella notte pensando a mia figlia. Benedetto voleva raggiungere l’ospedale di Polla per chiedere di Lidia. Volevo far qualcosa per ringraziali, ho chiesto il loro indirizzo di casa, ma non hanno voluto. Mi hanno detto che il regalo più grande è che Lidia adesso stia bene”.

 

 

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