Stasera alla Ubik di Nocera Inferiore Lorenzo Marone con “Tutto sarà perfetto”, edito da Feltrinelli per raccontare alla sua maniera le relazioni esistenti tra i componenti di una famiglia alle prese con le sorprese che la vita riserva.
La famiglia, coacervo di relazioni nelle quali la maggior parte degli individui è inserita, che condiziona il modo di stare al mondo anche quando ci si illude di essere sfuggiti alla sua morsa, è un tema ricorrente nelle storie dello scrittore.
Marone dichiara di essere interessato all’individuo e il cercare di capire i sentimenti che agitano le azioni e i comportamenti, conduce quasi sempre all’infanzia e alla famiglia di riferimento.
L’Io narrante del libro è Andrea, un fotografo quarantenne bellissimo e donnaiolo, ritornato a Procida per assistere il padre Libero gravemente malato, quando la sorella Marina è costretta a partire.
Il rientro a casa inevitabilmente riporta la memoria ai ricordi che sembravano dimenticati: le situazioni e le persone riaffiorano alla mente e le riflessioni abitano i pensieri. A chi non è mai successo?
Andrea è l’eterno figlio, precario nei sentimenti e nei progetti, ancora in crescita, incerto nel compiere quel passo che chiude il ciclo dell’adolescenza, ma costretto dalla situazione a subire l’inversione dei ruoli.
L’essere fotografo di Andrea è il modo di scorgere tutti i momenti perfetti che la vita offre, accorgersi della loro presenza, quando arriva la giusta luce e scoprirne la bellezza.
Procida, l’isola per eccellenza, quella in cui luci ed ombre si confrontano continuamente e che impone un ritmo dimenticato, lento, dove i profumi sono note lontane nel tempo e i rumori cambiano e creano il silenzio. E come ricorda Marone, è quello il momento dell’appuntamento con sé stessi, l’occasione per bloccare la fuga, quella nella quale capita di rifugiarsi.
Libero, il padre di Andrea, è un uomo con le certezze e le sicurezze dell’età e dell’esperienza, a cui si contrappone la figura della moglie, morta per un aneurisma, sempre in bilico tra gli alti e i bassi dell’esistenza e il cui sguardo rivive negli occhi di Andrea, divenendo presenza viva nell’assenza.
Un racconto lieve quello di Marone che continua a credere nella necessità di accettare che non si può mettere ordine nel caos della vita, perché ci sono tante imperfezioni che la rendono particolare e bella, seppure imperfetta.