Letti per voi: “Sotto un cielo di carta” di Roberto Ritondale (Bis)

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Ebbene, sì!

Non ho saputo resistere e nuovamente scrivo, in questa rubrica in cui i libri la fanno da padroni, di Roberto Ritondale perché quando mi accompagno ad un autore, e mi piace prolungo l’incontro leggendo altri suoi scritti.

Così da “Il sole tra le mani” sono passata a “Sotto un cielo di carta”, sempre edito dalla Casa editrice Leone.

Il romanzo rientra in quello che si definisce genere distopico, ma non temete non è una parola difficile com’è parsa a me la prima volta che l’ho sentita pronunciare diversi anni fa, vergognandomi quasi di non afferrarne fino in fondo il senso.

Diciamo che il termine descrive un futuro nel quale alcuni o tutti gli aspetti sociali sono considerati negativi, è un modo diverso per raccontare qualcosa che si vorrebbe evitare, o per sottolineare l’approssimarsi di situazioni al limite dell’annichilimento.

Il protagonista è Odal Clean, un attempato signore, che prima dell’avvento del regime del controllismo facente capo al dittatore Sainon’ che ha abolito completamente l’uso della carta, era un cartolaio che non accetta le conseguenze di una scelta considerata il preludio dell’annullamento collettivo.

Odal non è il solo a ribellarsi alle imposizioni del regime, e cerca in tutti i modi di contrastare un sistema che vieta imponendo un controllo che si espande in tutti gli aspetti del quotidiano, inficiando persino i sentimenti attraverso il congelamento delle emozioni.

Non mancano i riferimenti a “1984” di Orwell e a “Fahrenheit 451” di Bradbury, pionieri nell’immaginare realtà nelle quali l’individuo viene privato della possibilità di avere una personale idea degli accadimenti o di ricorrere alla lettura come momento di crescita iniziando, in entrambi i casi, a perdere il senso di sé stesso.

Cosa rappresenta la carta per noi? Ci avete mai pensato ad un mondo senza carta?

Personalmente non mi sono mai posta la domanda, fino a quando non ho osservato tutti gli origami disegnati sulla copertina del libro che sembrano piccoli uccelli in volo alla ricerca del proprio posto nel mondo, liberi di intraprendere la direzione che il vento della vita indica ogni volta che ci si ferma a percepirne la spinta.

La carta, elemento sempre meno presente nell’immaginario perché sempre meno necessaria dopo l’uso smodato dei tablet, che come piccoli soldati invadono ogni sfera dell’agire senza lasciare briciole di indizi; controllori autorizzati di un’umanità anestetizzata.

La carta con il suo odore ormai antico giace abbandonata: così quella colorata e pure profumata che le adolescenti utilizzavano per trascrivere i primi pensieri segreti, ma che fine ha fatto?

La carta diventa un oggetto smarrito in chissà quale deposito, e la cosa grave è che neanche il ricordo del suo passaggio tra le mani permane.

Una storia per ragazzi che coinvolge anche gli adulti per ricordare quanto è bello disegnare e tornare a colorare immagini.

La perdita della carta come la metafora di un nuovo che avanza aggressivo, e che permea le vite di milioni di persone senza distinguo, che tracima pensieri e trasforma in prodotto tutto e tutti.

Odal è l’anima ispiratrice di un racconto fantastico che a ben guardare è la trama evidente dell’eclissi dell’irreale che ingurgita e distrugge.

Da leggere.

 

 

 

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