Letti per voi, Ecologia della Parola

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Quante parole pronunciamo in un giorno? Tante, a volte troppe. Quante sono necessarie a esprimere il flusso dei nostri pensieri? Poche, scartando. E a quante saremmo disposti a rinunciare in un salutare «digiuno della parola»? Siamo attenti all’inquinamento del cibo, dell’acqua e dell’aria, come mai non all’inquinamento verbale? Eppure, ci fa ammalare alla stregua di un cibo avvelenato. Noi siamo le parole che ascoltiamo e che pronunciamo, noi siamo le parole che pensiamo e questo saggio lo dimostra. Scavando nei rapporti delle parole con la realtà e lo spazio; raccontando i modi attraverso i quali esprimiamo le nostre emozioni; individuando le molteplici patologie della comunicazione che possiamo imparare a contrastare. Attingendo a molteplici fonti d’ispirazione, Anna Lisa Tota ci invita a conferire spessore alle nostre parole. Perché essere capaci di pensare e parlare bene è una condizione essenziale per essere cittadini e cittadine del mondo felici, liberi e autorevoli. Le parole sono importanti, lo diceva Nanni Moretti nel famoso Palombella Rossa. Chi parla male, pensa male, vive male. Evidentemente, ad anni da quel film, c’è ancora da riflettere ed invitare ad un uso diverso della parola, anzi ad uso approfondito, che non sia del tutto istintivo e privo di contenuti, che comunichi evitando comunicati, che parli senza parlare insomma. Altrimenti sarebbe opportuno chiedere un pedaggio sulle parole, una tassa che non intaccherebbe la libera circolazione del pensiero ma incoraggerebbe una sorta di differenziata della parola, persino con premialità destinata a chi differenzia meglio e di più.

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