Letti per voi: “Alzare lo sguardo – Il diritto di crescere, il dovere di educare” di Susanna Tamaro

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In un periodo della mia vita, quando credevo di non essere condizionata dalle opinioni altrui mentre lo ero, evitavo di utilizzare le parole amore, cuore e tutta la serie di termini che facevano rima con “ore”.

La meraviglia fu tanta quando mi resi conto che una scrittrice la cui fama sarebbe cresciuta significativamente negli anni a venire, aveva scritto un libro dal titolo “Va dove ti porta il cuore”.

Il libro è quello della scrittrice Susanna Tamaro, da cui successivamente la regista Cristina Comencini ha tratto il film, che ha contribuito ad amplificare il successo tributato dai lettori.

Apprezzo la Tamaro da sempre, attraverso la lettura dei suoi scritti, ho assistito all’evoluzione di una persona sicuramente schiva e altrettanto desiderosa di condividere il suo mondo di parole con gli altri.

Un’autrice che sdogana la parola cuore e la mette al centro del suo narrare ha coraggio, soprattutto in un contesto editoriale sempre alla ricerca di linguaggi moderni.

Con uno stile molto personale la Tamaro narra storie per adulti e per ragazzi svelando sempre qualcosa di sé senza ammiccamenti, e anche quando scrive di argomenti che toccano i nervi di una società che guarda con attenzione agli algoritmi, anche per gestire le emozioni, non teme di essere controcorrente.

Alzare lo sguardo – il diritto di crescere, il dovere di educare – inserito nella catena i Solferini della Solferino Editore, è il titolo del libro nel quale l’autrice scrive una lettera indirizzata ad una docente nella quale, con voce appassionata, argomenta sul tema del sapere ai nostri giorni.

Come spingere le nuove generazioni verso il piacere della conoscenza? Come alimentare le loro domande alla ricerca di risposte sempre nuove? Cosa tentano di comunicare i giovani oggi attraverso le iniziative che li vedono sempre in marcia, nelle piazze?

L’analisi che ne viene fuori mostra una società appiattita, nella quale i curiosi sono considerati problematici, causa di criticità fastidiose in una società sempre più assoggettata alla tecnologia che ha preso il sopravvento e ha completamente trasformato il modo di interagire, scoprire, relazionarsi, in sintesi vivere.

Non va assolutamente demonizzata la tecnologia, che invece dovrebbe essere al servizio degli individui e non comprimerli e assemblarli in qualcosa di indistinto e univoco.

La Tamaro non ha dubbi nell’affermare che l’anima deve essere il punto da cui ripartire e allo stesso tempo l’obiettivo a cui guardare per riuscire a sviluppare il senso critico, che pone l’individuo in grado di scegliere di fronte ai bivi che la vita presenta.

La biforcazione che vede il bene e il male fronteggiarsi è quella che si paleserà e richiederà la capacità di valutare le situazioni per mettere in essere le scelte opportune.

E come fare a individuare la strada giusta quando si è completamente in balia, senza rendersene conto, dei lacci dell’ignoranza che impediscono di distinguere le reali opportunità del futuro?

La natura con i suoi tempi, che non sono quelli che spingono ad accelerazioni sempre più frenetiche, suggerisce di cambiare rotta anche se noi stessi stiamo infierendo sui ritmi dell’ambiente circostante senza esitazione e con un’aggressività inspiegabile.

L’intelligenza di cui siamo dotati necessita di essere canalizzata per evitare ulteriori deviazioni, per evitare ulteriori aggressioni che dalla natura si spostano su altri individui in una voglia di supremazia sconfinata.

Dove porterà tutto questo?

Il vaccino per ovviare a tutto ciò è a portata di mano e prevede una nuova consapevolezza, una nuova capacità di interagire, di osservare, di cadenzare ogni aspetto dell’esistenza e, inevitabilmente, passa per l’anima.

“L’impopolarità dell’anima sta nel suo essere specchio del mistero. … L’anima è l’invisibile spazio interiore in cui si gioca l’estenuante combattimento che ci permette di conquistare la nostra vera libertà. … Se non si nutre, se non si disseta con acqua fresca, lentamente si atrofizza, si dissecca, lasciando dentro di noi un vuoto che nessun’altra realtà riuscirà davvero mai a colmare.”

Non resta che alzare lo sguardo e ritrovare l’equilibrio necessario per rivalutare noi stessi.

 

 

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