L’EDITORIALE – CHI DOVRA’ RIAPRIRE PRIMA

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Ormai il dibattito è aperto e c’è da credere che in ogni caso le decisioni prese a Roma e le eventuali aggiunte delle Regioni susciteranno inevitabili polemiche. C’è voglia e necessità in tutti o quasi di ripartire quanto prima. Ma bisogna andarci cauti, lo dicono in queste ore scienziati vari. L’ordine di riapertura della fase 2, secondo noi ma anche secondo logica, dovrà necessariamente privilegiare le attività industriali, a patto che per il lavoratori vi sia il massimo di garanzie possibili in dispositivi di sicurezze e distanziamento. Se riparte l’industria, si riaccende il motore vero dell’economia. Poi bisognerà studiare con calma il resto. Gli uffici pubblici rappresentano un altro tasto delicato. Con il lavoro a distanza incrementato in queste settimane, magari si potrà fare una scelta in base all’essenzialità o meno di determinati uffici. Tutto quel che rimane, dovrà essere messo alla fine del calendario delle riaperture, con buona pace di ristoranti, pub e bar.

Ma oltre alla fase 2, saranno necessarie riflessioni serie sul tipo di futuro della nostra società, dell’Italia ma in genere dell’Europa tanto per tenerci stretti. Sviluppo frenetico e caotico, con diseguaglianze evidenti, com’è stato fino al Coronavirus oppure sviluppo a misura d’uomo e di natura, con diseguaglianze magari diminuite. Sappiamo benissimo che si tratta di un dilemma, di una biforcazione, che ha bisogno di studio, progetti a lungo termine, rimodulazione socio-industriale-economico-finanziaria. Però è arrivato il momento di pensarci, si vive di pane per carità, a patto di poterlo mangiare senza incubi.

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