La sentenza: motivati i 30 anni all’angrese

159
Advertisement

Michele Buoninconti merita la condanna a trent’anni di carcere per l’omicidio della moglie Elena Ceste. Il motivo ? Il suo è stato un “disegno criminoso perverso”. Lo scrive la Corte d’assise d’Appello di Torino nella motivazione della sentenza che, il febbraio scorso, ha confermato la pena di primo grado. Buoninconti – scrivono i giudici – ha “premeditatamente ucciso la moglie”. Non solo: “ha insinuato sospetti su di una persona che ben sapeva essere innocente”, ovvero il presunto amante della moglie, “ha tradito la fiducia dei figli, dei parenti e degli amici”. Infine ha occultato il cadavere con “modalità studiate e meditate” per impedirne il ritrovamento.

Nelle 53 pagine, fitte di particolari nella ricostruzione delle indagini avviate fin subito dopo la scomparsa di Elena Ceste,  i giudici individuano il movente nella convinzione del tradimento coniugale. Ma sottesa è la personalità del Buoninconti, “padre-padrone in famiglia e individuo che ha sempre mostrato la necessità di avere tutto sotto controllo”.

Advertisement