La Riflessione- Se di accoglienza si può parlare…

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Negli ultimi tempi il termine accoglienza ha acquistato diverse accentuazioni. Ossia se si parla di accoglienza si attrae subito l’aggettivo “buonista” oppure si discute sulla sinistra radical chic che ha lucrato su accoglienza e centri di accoglienza. Accoglienza quindi fa rima con immigrazione? A quanto sembra il suo significato è stato sovrapposto all’altro.  Gli immigrati accolti in Italia per rubarci il lavoro, per delinquere, per vivere sulle spalle degli italiani. Poi, però, arrivano storie come quella di Nola, dove  questa accoglienza si paga a caro prezzo, dove si deve sottostare a compromessi, brutti compromessi , come abusi sessuali. Il presidente e fondatore di una onlus che operava in Africa, infatti, minacciava di non offrire alloggio, pasti e aiuti per studiare ad un ragazzo tongolese, se lo stesso non avesse consumato con lui atti sessuali. Tutto ciò per 7 anni. Questo povero ragazzo ha vissuto quest’incubo in silenzio solo per portare avanti il suo bisogno di riuscire a crearsi una vita migliore. Ha dovuto lasciare la famiglia, i luoghi dove è cresciuto, scappare probabilmente da guerra e  povertà, per poi trovarsi dinanzi un orco. Come tante ragazze nigeriane che vengono in Italia con la speranza di studiare o lavorare per aiutare le loro famiglie , ma una volta in Italia, vengono sbattute in strada a fare le prostitute. E così, parlare di accoglienza un po’ ci fa specie, perché quello di cui abbiamo parlato è solo vile  manipolazione di vite e di bisogni.

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