“Il maestro non deve insegnare i pensieri ma deve insegnare a pensare” Immanuel Kant
Insegnare non è semplice e non è una cosa che apprendi dai libri. Il maestro, il mentore, deve sapere persuadere e avere una dote molto importante: l’intelligenza emotiva. Chi gode di questa qualità riesce a tessere relazioni indistruttibili che preparano la strada a chi deve ricevere qualsiasi insegnamento. Che l’ insegnamento sia l’educazione, come genitore, o che sia per la formazione, come insegnante, deve essere un impegno, con pazienza, ma senza tralasciare le emozioni. Prendiamo d’esempio l’insegnante palermitana che in questi giorni è diventata protagonista per essere stata sospesa dal suo lavoro per non aver sorvegliato l’operato dei suoi alunni. I ragazzi attraverso un video fatto per la giornata della Memoria hanno contestato e paragonato il presunto clima di fascismo che striscia con il governo attuale. Lei come insegnante li ha lasciati liberi di pensare, di crearsi un ragionamento, non ha fatto altro.
E se non fosse stata empatica e predisposta alla relazione, sarebbe riuscita a creare una squadra così consolidata con i suoi alunni? Penso che dargli la possibilità di decidere, di ragionare sia stato il suo più grosso atto d’amore. Non ha fatto altro che invitarli a scegliere una strada, critica, che partiva da ciò che per la maggiore spinge al ragionamento, la storia. Ho avuto un prof all’università che mi ha sempre spinto a cominciare dalla “memoria”, ci diceva e ci invitava a ricordare tutte le date, perché solo avendo cultura storica che si rompono le catene dei pregiudizi. Quindi rivedo in questa professoressa palermitana, minuta, con un’espressione costruita dall’esperienza, dai segni dei sacrifici, con negli occhi la voglia di trasmettere e infondere la verità: i miei anni di studi. Dove ho avuto la fortuna di incontrare sulla mia strada maestri di vita e non solo professori dietro la cattedra, che hanno dato a me, come ai miei compagni, “loro stessi” e non solo nozioni prese dai libri.