La Riflessione: facile bersaglio dell’odio gratuito, il debole

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Bullismo, odio contro i deboli, argomenti sempre presenti nelle pagine di cronaca. A marzo un ragazzino disabile di 16 anni, pestato da un 20enne, senza alcun motivo. Un pestaggio che è costato alla vittima gravi conseguenze alla mandibola. Il motivo, presunto, che ha fatto scagliare il 20enne contro il ragazzo, pare sia stato che lo stesso lo stava guardando. Questo è successo a Milano. Secondo grave episodio, è avvenuto a Ferrara, dove un ragazzo di cultura ebrea è stato bullizzato da un gruppo di tredicenni in uno spogliatoio della palestra, inveendo contro di lui con minacce di questo tipo:” riapriremo Auschwitz e vi bruceremo tutti nei forni, ebrei di…”
Non solo bullismo, quindi, ma vero e proprio antisemitismo. Ma perché tanto odio, soprattutto da parte dei più giovani? Perché contro i più deboli? Sicuramente a questo influisce il dialogo social, molto spesso intriso di insulti gratuiti, da violenza verbale senza alcun controllo. Tutto ciò alla portata anche dei più piccoli, che assorbono senza alcun filtro e avvertono, giustificato e leggittimo tale odio. Ormai apprendono da una società dove l’educazione, la gentilezza, l’empatia verso l’altro vengono visti come buonismo. Dove non esiste intelligenza emotiva e si deridono le difficoltà altrui, anziché dimostrare quanto sia importante apprendere da chi desidera solo un po’ di attenzione. In una società dove inclusione è solo un concetto di cui parlare su di un tavolo di discussione, ma che resta, la maggior parte delle volte solo un “concetto” appunto. Un’altra storia riporta lo sfogo di una mamma di un bambino con spettro autistico, tetraplegico, il quale non è stato tenuto conto al momento di far partire  un progetto di educazione motoria. La mamma aveva combattuto per un progetto alternativo che non tagliasse fuori suo figlio, costretto a restare da solo in classe nelle ore di motoria. Ebbene né la scuola nè i genitori degli altri bambini hanno accolto la richiesta di questa mamma. Questa non solo non è inclusione, secondo me, ma è vera e propria violenza.

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