La Lettura: Donne alla riscossa con Angela Davis

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Non è facile affrontare il tema della condizione delle donne nella società contemporanea senza incorrere in banalizzazioni che spingano a contrapporre le lavoratrici alle casalinghe.

La situazione odierna delle donne è il prodotto delle lotte che si sono combattute in un passato non lontano e che coinvolgono attori in bilico per l’affermazione dei propri diritti.

È quanto emerge dal libro, scritto da Angela Davis dal titolo” Donne, razza e classe”, edizioni Alegre 2018, uscito negli Stati Uniti nel 1981.

La Davis, classe 1944, è stata una convinta attivista nella lotta degli afroamericani contro il razzismo ed energica promotrice dell’emancipazione dei neri e delle donne; accusata di aver preso parte all’assassinio di un giudice fu scagionata e, riprese la sua assidua attività per la salvaguardia della giustizia sociale di categorie sottoposte a discriminazioni ingiustificate.

Il libro risulta interessante perché utilizza un nuovo approccio allo studio della condizione femminile che evidenzia la relazione tra il genere, la razza e la classe e, soprattutto sottolinea la necessità di abbandonare categorie concettuali comuni nelle quali inserire approssimativamente situazioni differenti.

Quando si riferisce della condizione della donna, bisogna tener presente che in questo raggruppamento convivono realtà diversificate che impongono approcci conoscitivi specifici; parliamo di donne nere che hanno sperimentato la schiavitù, donne bianche che attraverso la lotta per il superamento dello schiavismo e dell’ottenimento del suffragio della gente di colore, hanno iniziato a prendere coscienza del proprio ruolo di subordinate nella sistema sociale dell’epoca.

Questi aspetti, in alcuni momenti della storia, si sono accavallati rallentando e ostacolando il processo di liberazione e di emancipazione delle donne e della condizione di schiavi, che per considerarsi vincente deve, secondo l’autrice, tener conto dei differenti bisogni dei diversi soggetti in ballo.

Ancora negli anni ’60 e ’70, il ricorso al mito dello “stupratore nero”, della “superiorità della razza bianca” e della “donna nera prostituta” da parte di coloro che non erano favorevoli all’uguaglianza fra le razze, hanno alimentato anche la diffidenza di quelli che questa battaglia erano impegnati a combatterla.

E pare oltremodo importante ripercorrere la storia di questi movimenti in un’epoca, la nostra, dove il processo migratorio ha raggiunto livelli inattesi e la conoscenza aiuta ad intervenire in modo opportuno.

Particolarmente stimolante l’analisi dell’universo femminile delle schiave nere, che a differenza delle “colleghe” bianche, hanno ricoperto un ruolo sociale pari a quello dei rispettivi schiavi neri, in quanto il lavoro fuori casa nelle piantagioni e non solo veniva ridistribuito senza tener conto della differenza tra uomini e donne.

Allo stesso modo in famiglia il ruolo della donna nera non era identificato con lo svolgimento esclusivo delle faccende domestiche.

L’approfondimento di un argomento significativo che utilizza un impianto analitico alternativo rispetto ai precedenti, rende possibile la comprensione di nessi fino ad un momento prima impensabili, che modificano e ampliano le informazioni disponibili per realizzare piani di intervento aderenti alla realtà dei fenomeni considerati.

Alla luce delle considerazioni proposte nel libro, il lavoro domestico e quindi quello casalingo considerato ripetitivo e annichilente in una società capitalista, assume contorni completamente nuovi rispetto a quelli teorizzati fino ad ora.

Il lavoro domestico non è considerato produttivo e questa prospettiva inficia la possibilità di collocare le donne sullo stesso piano degli uomini. Anche le proposte circa la possibilità di prevedere sussidi per le casalinghe, pongono degli interrogativi di non facile soluzione.

Il sussidio dovrebbe essere temporaneo o illimitato ? e il fatto di essere previsto realizza di fatto una ricollocazione sociale delle donne da sempre subordinate in un mondo di uomini?

Il punto cruciale della discussione è probabilmente il superamento del lavoro domestico in quanto tale per la concreta liberazione delle donne.

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