Il Santo del giorno – La Chiesa celebra Santa Vittoria

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Vittoria, romana di nobile famiglia nata intorno al 230, da bambina ricevette il battesimo. A vent’anni venne chiesta in sposa dal nobile Eugenio. Sua cugina per parte di madre, Anatolia, di qualche anno più anziana, anch’essa chiesta in sposa da un patrizio, la convinse a divenire “vergine di Cristo”. Vittoria vendette i suoi gioielli e le vesti preziose, ne distribuì il ricavato ai poveri e rinunciò al matrimonio. Eugenio temeva di denunciarla come cristiana, perché in tal modo i beni della ragazza sarebbero stati confiscati. Così i due pretendenti, con il favore imperiale, segregarono le due giovani nelle loro tenute in Sabina: Vittoria presso Trebula Mutuesca (l’odierna Monteleone Sabino), Anatolia presso Thiora.

Secondo il racconto della Passio, vi era nel territorio di Trebula un tremendo dragone il cui sbuffo faceva morire uomini e animali. Domiziano, signore di Trebula, si recò nel posto dove era stata esiliata Vittoria, e la pregò di salvare la città. Dopo aver scacciato il drago, la Santa entrò nella spelonca del mostro e convocando il popolo disse: «In questo luogo costruitemi un oratorio e datemi come socie le vostre fanciulle vergini». In poco tempo più di sessanta ragazze divennero sue discepole. Trascorsi però tre anni dal momento dell’esilio, Eugenio decise di denunciare  Vittoria al pontefice del Campidoglio, Giuliano, che inviò a Trebula un commissario di nome Taliarco. Quest’ultimo andò da Vittoria con una statuetta e la obbligò ad adorare la dea Diana. Al suo rifiuto la uccise trafiggendola con la spada. La cittadinanza fece lutto per sette giorni; i sacerdoti cristiani, con tutto il popolo, la seppellirono coprendola con unguenti e teli di lino. La misero dentro un sarcofago e lo deposero nella grotta dove aveva cacciato il dragone.

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