Il castello del boss Galasso alla regione Piemonte, riaprirà nel 2017

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L’Agenzia nazionale per i beni confiscati alla mafia ha consegnato ufficialmente alla Regione Piemonte il castello di Miasino, sul lago d’Orta, confiscato al boss della camorra Pasquale Galasso e sgomberato definitivamente all’inizio del 2015.  Ha 29 stanze e un parco di 60mila metri quadrati. La Regione sta lavorando a un bando per la gestione del castello che dovrebbe aprire al pubblico entro l’estate del 2017. Lo ha annunciato il vicepresidente dell’ente, Aldo Reschigna che ha partecipato alla cerimonia di consegna all’ente dell’edificio e del relativo parco, confiscati alla camorra. “La Regione è pronta – ha spiegato Reschigna -Entro un paio di mesi sarà ultimato il progetto per la messa in sicurezza, con un impegno di circa un milione per gran parte a carico della Regione e per il resto di chi gestirà il bene. Gli assessorati al Patrimonio ed alla Cultura stanno studiando un progetto per la destinazione del bene che, in ogni caso, sarà turistico-culturale. Entro la fine dell’estate contiamo di lanciare il bando per la gestione”. Il castello di Miasino faceva parte dei beni sequestrati a Grazia Galise, moglie del camorrista Pasquale Galasso. “La parte piu’ difficile e’ sempre quella della confisca – ha spiegato la presidente della Commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi – ma di certo in passato abbiamo trovato non poche difficolta’ nel dopo la restituzione alla collettivita’. Siamo stati bravi a confiscare, tant’e’ che la valutazione dei beni supera i 25 miliardi e siamo stati abbastanza bravi a gestire. Altre strade non c’è n’è sono, considero la vendita un fatto residuale». Presente alla cerimonia di consegna anche il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, che ha ripercorso tutta la vicenda del clan Galasso. «Era il 1988 quando cominciai, da sostituto procuratore a Napoli, a occuparmi di Pasquale Galasso.  Era un clan di camorristi-industriali e riuscimmo a incastrarli per una serie di episodi di estorsione. Era il 1992 quando Pasquale e i suoi fratelli decisero di iniziare a collaborare. E questa collaborazione fu devastante non solo per le organizzazioni camorriste ma anche perche’ squarcio’ il velo su collusioni con la societa’ civile, tanto che vennero indagati anche dei giudici. Tra i beni sequestrati ci fu anche il Castello di Miasino – ha ricordato – e non fu facile arrivare alla confisca. Ma alla fine c’è l’abbiamo fatta e grande merito va alla Regione Piemonte, che ha avuto il coraggio di farsi carico di questo bene che comportera’ un grande impegno».

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