Giorno della Memoria, mai più indefferenza

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La bambina ebrea di 14 anni e mezzo e 32 chili di pelle, ossa e pidocchi diventata araldo della memoria e il papa cattolico vicino agli ultimi, la senatrice a vita Liliana Segre e Francesco, percorsi esistenziali diversi, due religioni e stesso obiettivo per la Giorno della Memoria, il 27 gennaio, quest’anno con l’anniversario dei 75 anni dalla liberazione del campo di sterminio di Auschwitz da dove l’adolescente milanese uscì viva, sopravvissuta insieme ad altri 24 bambini italiani: l’indifferenza è complicità. Lo fu negli anni della Seconda Guerra Mondiale e lo è oggi.

Liliana Segre che per una gran parte della propria vita ha scelto di non avere memoria, da 30 anni invece ha incominciato a raccontare la sua esperienza specialmente alle giovani generazioni proprio per vaccinarli contro l’indifferenza. Sono sopravvissuta per ricordare, dice la Segre nella Memoria rende liberi (Rizzoli), anche se da pochi giorni ha annunciato di non poter più, per sopraggiunta stanchezza, incontrare i giovani: l’ultimo, proprio domani, ad Arezzo, mentre stasera è ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa su Rai2.

“L’indifferenza racchiude la chiave per comprendere la ragione del male, perché quando credi che una cosa non ti tocchi, non ti riguardi, allora non c’è limite all’orrore. L’indifferente è complice. Complice dei misfatti peggiori”: così la superstite dell’Olocausto, 90 anni il 10 settembre, ha scritto nella ‘definizione d’autore’ per il vocabolario Zingarelli 2020. Parole non dissimili da quelle pronunciate oggi all’Angelus da Papa Francesco: “Domani ricorre il 75/o anniversario della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. Davanti a questa immane tragedia, a questa atrocità, non è ammissibile l’indifferenza ed è doverosa la memoria. Domani siamo tutti invitati a fare un momento di preghiera e di raccoglimento, dicendo ciascuno nel proprio cuore: mai più!”.

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