FOTO/VIDEO | Torre del Greco. L’omelia del Cardinale Sepe: «Morti per incuria e negligenza»

91
Advertisement

Gremita la basilica di Santa Croce per l’ultimo saluto ad Antonio, Matteo, Gerardo e Giovanni, tragicamente scomparsi nel crollo del ponte Morandi. Conoscenti e cittadini hanno sfilato lentamente lungo la navata centrale per salutare le salme, fino a che il corridoio non è stato interdetto per eccessivo afflusso. All’esterno la piazza è presidiata dalle forze dell’ordine.

A celebrare il rito è il Cardinale Crescenzio Sepe, Arcivescovo di Napoli, che nell’omelia ha puntato il dito contro l’incuria che ha causato la sciagura di Genova. «Tutta la città, tutta la diocesi, tutta l’Italia partecipano a questo dolore, per questi quattro giovani figli di questa città. Condividiamo il lutto di queste famiglie, che forse nemmeno conosciamo. Abbiamo voluto essere qui mossi da un sentimento profondo, dall’appartenenza alla stessa fede, alla stessa comunità civile».

Celebrazione Eucaristica e dei Funerali di Antonio Stanzione, Giovanni Battiloro, Gerardo Esposito e Matteo Bertonati.Presiede l'eucaristia il Card. Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli

Gepostet von Basilica Pontificia di Santa Croce – T/Greco am Freitag, 17. August 2018

Tanti gli interrogativi su questa tragedia: «Giovani perbene, vite spezzate nel fiorire dei loro anni. Gli anni dei sogni e delle aspirazioni. Un pezzo del futuro se ne va, rendendo poveri tutti noi. Perché? – ha incalzato il Cardinale Sepe -. Vittime innocenti della natura? No. Sono vittime di malattie? No, erano giovani pieni di forza ed energie. Vittime innocenti della imprudenza? No, erano educati e rispettosi delle regole.

Vittime del destino? Il destino non esiste, Dio ci ha creati liberi di vivere e scegliere la nostra vita. È il momento del dolore, non dei processi, ma questo può essere discorso di comodo. È giusto porsi interrogativi».

Il prelato non invoca giustizialismo, ma afferma con tono perentorio «il dovere di sapere, nel rispetto di chi ha perso la vita e delle loro famiglie. Ogni vita è sacra e va difesa e rispettata. Interrogarsi vuol dire rispettare le loro vite. Tutte quelle spezzate. Non si può morire per negligenza, incuria, burocratismo, irresponsabilità. Questa è la vera violenza contro la persona, la società e l’umanità».

Il Cardinale Sepe ribadisce che non siamo di fronte a «morti per il destino. Cosa diciamo alle loro mamme? Ai loro cari? Di non farsi abbattere dal peso del dolore. Di trovare conforto nella fede. Ma con il figlio morto se ne va una parte dei genitori. È devastante. Famiglie sconvolte. Solo la fede può essere di aiuto, perché dà la forza per ritrovare la speranza che sostiene la continuità del nostro essere. La morte del giusto deve essere spinta al cambiamento verso una società più giusta e umana. La loro è una testimonianza di violenza consumata dalla mano dell’uomo. Una mano violenta, che porta morte. I nostri ragazzi devono essere simbolo di rinascita e dovranno insegnarci a ispirare i nostri comportamenti all’etica della responsabilità».

L’ultimo saluto di Torre del Greco ai suoi quattro ragazzi, Antonio, Matteo, Gerardo e Giovanni

Gepostet von MediaNews24 – MN24.it am Freitag, 17. August 2018

Commosso anche l’intervento del sindaco Giovanni Palomba, che ha seguito costantemente la drammatica vicenda, restando al fianco delle famiglie.
«Torre del Greco a Genova ha perso quattro suoi figli, quattro bravissimi ragazzi che come tutti i giovani stavano costruendo il loro futuro ed i loro sogni, morti per un tragico destino, lasciando tutti noi con un dolore ed un vuoto incolmabili.
Il suo sorriso, la disponibilità, la professionalità lo aveva reso amato e rispettato da tutti ben oltre i confini cittadini, Giovanni Battiloro per tutti gli amici semplicemente ZAMORANO, era a poche settimane dal coronare il sogno della sua vita, diventare un giornalista professionista, aveva lavorato duro in un ambiente difficile e senza scrupoli, ma lui era diverso, era gentile e rispettoso, era rientrato da pochi giorni da Dimaro dove era andato a seguire il ritiro del calcio Napoli per diverse reti televisive, il giorno prima di partire aveva lavorato alla diretta di piazza plebiscito per il concerto dei mandolini; amava la sua, la nostra terra, difendendola in ogni modo.

Le auto, le moto, i motori e la sua inseparabile chitarra hanno caratterizzato la vita di Matteo Bertonati, poco tempo fa era già stato duramente provato dalla vita con la perdita del papà, era riuscito a trovare proprio nella musica la sua valvola di sfogo e di serenità, era solito deliziare le orecchie degli amici improvvisando concerti.
Tutti lo definivano un sognatore ma Matteo aveva i piedi ben piantati per terra anche per le cose materiali, infatti dopo la morte del papà con il fratello Salvatore, aveva aperto un B&B a Portici, un destino crudele lo ha strappato alla vita proprio nel giorno in cui era raggiante per aver trovato l’amore e si era scambiato il primo bacio con la sua Carmen.

Gerardo Esposito invece, come tanti figli di questa Città aveva scelto di entrare a far parte della gloriosa marineria italiana e con orgoglio solcava i mari distinguendosi per impegno e professionalità, per l’anagrafe Gerardo, ma per tutti gli amici e per l’intero quartiere di Cappella Bianchini era semplicemente “Gerry”, ed anche noi oggi vogliamo chiamarlo cosi, il Gerry che sin da piccolo per non gravare sulle spalle di mamma e papà si dava da fare in mille mestieri senza mai perdersi di coraggio o avvilirsi.

Antonio Stanzione invece, era di casa in questa basilica, da devotissimo dell’Immacolata era uno degli storici portatori del Carro, non mancava mai alla processione, grazie alla sua passione per la musica era riuscito a trasformare il suo hobby in un vero lavoro, era un promettente DJ capace di accendere la movida ed animare le serate ovunque lo chiamassero a lavorare, quando c’era lui il divertimento era assicurato, un ragazzo solare con un’incredibile energia.

Da padre e da Sindaco, mi impegno insieme a tutta l’Amministrazione Comunale, a trasformare l’immenso dolore che stiamo provando in atti concreti per garantire che simili tragedie non si ripetano.
E’ un impegno che resterà indelebile e che guiderà il nostro agire, anche quando tra poco si spegneranno i riflettori ed i media passeranno a seguire altre notizie per la dura legge della vita.
Noi invece continueremo a lavorare nel silenzio dell’operosità mettendoci il cuore».

Advertisement