Edizione 2019, “Ombre e luci in terra di briganti – La cattura”

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Il 20 agosto alle ore 21.00 l’Associazione Teatro Dei Ribelli presenterà “Ombre e luci in terra di briganti – La Cattura”, edizione 2019 con un testo di Denise Sarah e la regia di Adelaide Palmieri, nell’area ciclabile di Calda nel comune di Latronico.

In Basilicata, è ormai una tradizione consolidata quella di ripercorrere tappe del periodo in cui il brigantaggio ha mostrato la sua presenza, allestendo spettacoli all’aperto che rievochino episodi che altrimenti cadrebbero nel dimenticatoio.

Sono eroi o criminali i briganti lucani? Conoscere la loro storia è sicuramente importante per comprendere un pezzo di storia del nostro Paese ancora poco noto, che permette di inquadrare la questione meridionale.

L’unificazione d’Italia indusse un gruppo di uomini e donne a resistere allo stato di fatto imposto dall’alto, dando vita a una serie di situazioni violente per arginare quel potere vissuto come nemico che trovò consenso nelle frange più umili della popolazione locale.

A Rionero in Vulture, in provincia di Potenza, è possibile visitare il Museo del Brigantaggio e scoprire il ritratto dei briganti lucani che si macchiarono di ogni sorta di crimine pur di portare avanti i propri ideali.

Già alla fine del ‘700 sono ravvisabili atti di brigantaggio che rendono insicure le campagne del Vulture; è il periodo di Angelo del Duca, detto Angiolillo, e dei fratelli Bufaletto, alias Pasquale e Vito Giordano, e di Tommaso Grosso, soprannominato Maccapane, come era ed è solito appellare con nomignoli gli oriundi del posto.

Il brigantaggio con risonanza nazionale, si ebbe con Carmine Crocco e la sua banda di adepti, dopo l’Unità d’Italia.

Nel museo è possibile visionare materiale sul fenomeno, complice l’ausilio delle nuove tecnologie video, che offrono informazioni rigorose sul tema.

Le figure femminili che hanno aderito al brigantaggio sono state diverse, delle vere e proprie rivoluzionarie se si considera il periodo storico nel quale si sono espresse.

L’edificio dove ha luogo la mostra, colpisce per il fatto di essere nato come struttura ecclesiastica nella metà del XV secolo, successivamente è stato adibito a caserma dell’esercito napoleonico e poi, divenuto carcere circondariale borbonico nel 1832.

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