E’ morto Giuseppe Ciarrapico, Dc e Roma con tanto altro, compreso il fascismo

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Nato il 28 gennaio del 1934 a Roma, in gioventù è stato simpatizzante fascista. Negli anni, però, si avvicinò alla corrente andreottiana della Dc. Dal 2008 al 2013 fu senatore per il Popolo della Libertà, candidato nel Lazio su richiesta di Silvio Berlusconi. Ciarrapico è stato implicato in diverse vicende giudiziarie. La più nota fu quella del nodo Mondadori: il suo intervento venne sollecitato da Carlo Caracciolo perché facesse da intermediario nello scontro giudiziario fra Berlusconi e De Benedetti per il possesso della casa editrice Mondadori. Nel 1993 a seguito dell’arresto per bancarotta fraudolenta, Ciarrapico lasciò la presidenza della A. S. Roma, società che aveva acquistato due anni prima. Nello stesso anno venne indagato per lo scandalo Safim-Italsanità. Nell’ambito dell’indagine, Ciarrapico, fu incarcerato a Regina Coeli il 21 marzo del 93, ma dopo un mese, gli furono concessi i domiciliari. Del 96, è la condanna per bancarotta fraudolenta nel processo per il crac del Banco Ambrosiano. Nel 2000, dopo 7 anni di processo, diventa definitiva la condanna per finanziamento illecito ai partiti. Altri guai giudiziari arrivano nel 2010 quando la procura di Cassino chiede per lui il rinvio a giudizio con l’accusa di stalking a mezzo stampa verso la giornalista Petescia. Nel 2015 viene condannato in via definitiva a 3 anni per truffa per aver ottenuto indebitamente 20 milioni di euro di sovvenzioni per la sua catena editoriale. Famigerate le sue polemiche sull’atisemitismo e sui gay. Nel 2010 pronunciò la discussa frase: «I finiani hanno già ordinato le kippah? Chi ha tradito una volta, tradisce sempre», riferendosi a Fini, durante un dibattito in Senato sulla fiducia al governo Berlusconi. La frase scatenò polemiche non solo nel mondo politico, ma anche nella Comunità ebraica. Non fu delicato neanche nei confronti degli omosessuali quando nel 2012 a La zanzara, dichiarò: «Due gay che si baciano mi fanno schifo. Durante il fascismo venivano mandati a Carbonia, scavavano e stavano benissimo. Oggi non vale nemmeno la pena mandarceli».

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