Pagani, paziente prende fuoco durante visita. Aperta un’indagine

Domenico Zafferico era giunto da Andria per curare un tumore al fegato. Sei indagati tra medici ed infermieri

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Era stato trasferito nel centro specializzato dell’ospedale Andrea Tortora di Pagani per tentare di curare il tumore al fegato che fino a quel momento tante sofferenze gli aveva procurato. Domenico Zefferico, 65enne di Andria, è però morto – dopo un mese di sofferenze – a causa di un cortocircuito del macchinario per l’elettrochemioterapia, che gli ha causato ustioni di primo e secondo grado sul 10% del corpo. Il tragico incidente in reparto è avvenuto lo scorso 3 agosto. La morte il 2 settembre. Questa mattina, su disposizione del sostituto procuratore Roberto Lenza, sul corpo dell’uomo sarà effettuato l’esame autoptico, che consentirà di stabilire se le ustioni riportate siano state determinanti nel decesso. Nel frattempo, sono state sequestrate le cartelle cliniche e il macchinario in uso presso l’ospedale Tortora.

Dopo la denuncia sporta dai familiari presso la tenenza di Pagani e la Procura di Nocera Inferiore, tre medici e tre infermieri sono stati iscritti nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo. Da appurare, in particolare, se il cortocircuito sia stato causato da una manovra errata dei sanitari o piuttosto dal cattivo funzionamento del macchinario.

Domenico Zefferino era giunto presso il polo oncologico paganese lo scorso 16 luglio, su consiglio dello specialista che ne seguiva le cure in Puglia. Il 3 agosto, poi, la seduta di chirurgia elettrochemioterapica con un macchinario ritenuto all’avanguardia.

A scatenare il cortocircuito, probabilmente, il contatto tra gli aghi e l’elettrobisturi. Sarebbe stata insomma la terapia post intervento (per giunta riuscito), a provocare la morte del 65enne. Inutile il tentativo degli infermieri di spegnere le fiamme utilizzando un estintore.

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