Cultura e Società – Un secolo di Giorgio Bocca

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Gli uomini come lui non passano inosservati e continuano ad essere vivi anche dopo
morti.

Se il freddo Natale del 2011 non lo avesse addormentato per sempre, il 18
agosto 2020, Giorgio Bocca avrebbe compiuto cento anni. Studiò alla facoltà di
giurisprudenza dell’Università degli Studi di Torino ma lui era ‘giornalista dentro’:
uno che se non informava crudamente dei fatti i lettori con la ‘sua penna’ si sentiva
d’aver contravvenuto alla deontologia professionale.

Cominciò a scrivere negli anni Trenta del Novecento, poco più che adolescente. La svolta vera avvenne nel 1976 quando, insieme ad Eugenio Scalfari, fondò il quotidiano la Repubblica, con cui da allora collaborò ininterrottamente. Senza interruzioni fu pure sul
settimanale L’Espresso con la rubrica L’ antitaliano che sospese solo un mese prima di
morire a seguito del peggioramento della malattia che lo affliggeva.

I professionisti come lui non avevano mezze misure neppure nel riscontrare il favore del pubblico: Bocca era amato oppure odiato: per lui avrebbe potuto essere valido l’aforisma che Mussolini indirizzò a D’Annunzio: ‘è come un dente malato, o lo si estirpa o lo si
ricopre d’oro ’. Mezze misure non ebbe mai neppure nel manifestare le proprie idee
politiche variegate. Bocca era solito, nei suoi scritti, mostrare il bene ed il male degli
‘argomenti’ trattati e rivolgeva numerosi moniti ai giovani affinché non
dimenticassero mai i valori fondanti della Repubblica Italiana.

Tra i suoi innumerevoli volumi non possiamo non ricordare, dato alle stampe nel 1992,
L’inferno. Profondo sud, male oscuro. Da ‘uomo del Nord’ quale si è sempre definito,
Giorgio Bocca avrebbe potuto ridurre la sua inchiesta ad una mera descrizione storica
della Questione Meridionale, invece in questo libro fa una analisi attenta e minuziosa
di tutto il marciume che incatena il Sud ad una povertà immeritata. Politici corrotti,
criminalità, omertà, malavita, ignoranza diffusa, disoccupazione: tutte piccole piaghe
che uccidono poco a poco una terra meravigliosa.

Giuseppina Rita De Stefano

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