Corpi torturati e sezionati: uno dei killer è minorenne

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Gli agenti della Squadra Mobile di Napoli ha eseguito due ordinanze di custodia cautelare emesse, rispettivamente, dal Gip del Tribunale di Napoli e dal Tribunale dei Minorenni su richiesta della Dda partenopea e della Procura della Repubblica dei Minorenni.

Destinatari, due soggetti ritenuti responsabili dell’efferato omicidio di Luigi Ferraro e Luigi Rusciano, rispettivamente 43 e 53 anni, i cui corpi vennero rinvenuti torturati e sezionati in buste di plastica lo scorso 16 febbraio, in un terreno di Afragola (leggi QUI la notizia).

Le vittime scomparvero – presumibilmente – nel pomeriggio del 31 gennaio, quando per l’ultima volta furono visti girare nel rione Salicelle di Afragola, a bordo di una Fiat Idea.

L’INDAGINE – Destinatario di uno dei due provvedimenti, Domenico D’Andò, ritenuto gravemente indiziato di avere deliberato, organizzato ed eseguito (unitamente al minore LA.) in data 31.1.2017 il duplice omicidio di Luigi Ferrara e Luigi Rusciano.

L’efferato episodio criminale va a collocarsi nel contesto di una lotta interna ad un’organizzazione, stabilmente dedita ali’ acquisto, stoccaggio e vendita all’ingrosso T.L.E. di contrabbando nei quartieri e comuni a nord di Napoli, di cui erano ai vertici il Ferrara (coadiuvato dal fidato Rusciano), Pietro Caiazza ed il nipote Domenico D’Andò.

L’organizzazione, come ricostruito dalle indagini della Squadra Mobile, coordinate dai due Uffici della Procura della Repubblica, collocava in posizione parallela rispetto agli affari degli storici gruppi di camorra operativi nei territori dell’area nord di Napoli; Ferrara
, infatti, era uomo vicino ai Franzese (sottogruppo del clan Moccia) per conto del quale gestiva il settore del contrabbando di T.L.E. coadiuvato da Rusciano; Domenico D’Andò è stato affiliato al clan Amato-Pagano, sino alla scomparsa per lupara bianca nel febbraio del 2011 del padre Antonino, uomo di fiducia di Raffaele Amato e poi del nipote Carmine (ai quali era anche legato da vincoli di parentela), vittima della lotta che in quegli anni attraversava la compagine, tra la fazione Amato (capeggiata da Carmine Amato) e quella Pagano, facente capo a Mariano Riccio, genero di Cesare Pagano.

D’Andò dopo la morte del padre si stabilisce ad Afragola ed entra nell’organizzazione di Ferrara e Pietro Caiazza; quest’ultimo era affiliato di prestigio del clan Amato-Pagano, cugino di Raffaele Amato, capo fondatore della compagine.

Proprio la cattura di Pietro Caiazza, il 26.1.2017, altera gli equilibri interni al gruppo ed apre ad una sanguinosa resa dei conti tra le due fazioni, finalizzata ad assumere una posizione di egemonia in un mercato, che dopo un periodo di marginalità è ritornato, negli ultimi anni, prepotentemente alla ribalta garantendo ragguardevoli guadagni.

In tal senso depongono le numerose conversazioni telefoniche intercettate, che hanno evidenziato sin dall’immediatezza dei due omicidi, un vorticoso giro di affari gestito da D’Andò e dai suoi sodali, ormai affrancato dal socio Ferrara, tale da richiedere continue e ripetute operazioni di approvvigionamento di merce.

Nella ricostruzione dei due omicidi e nell’individuazione dei suoi autori, fondamentali sono stati i risultati delle indagini tecnico/scientifiche (ad esempio, l’analisi delle tracce di sangue rinvenute nell’autovettura e nell’abitazione), che hanno consentito il monitoraggio dei movimenti di D’Andò e del suo complice minorenne, sia nei giorni antecedenti alla
scomparsa delle due vittime (avvenuta il 31.1.2017), che in quelli successivi, tanto da individuare sia il luogo ove Ferrara e Rusciano erano stati materialmente uccisi ed i loro corpi divisi in due parti, per facilitarne il trasporto, quanto il luogo in cui i corpi stessi erano
stati occultati, nonché le vetture e le strumentazioni utilizzate per commettere il duplice omicidio.

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