Coronavirus, trasporto aereo: domanda giù del 4,5%

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L’epidemia potrebbe causare un calo complessivo nella domanda globale del trasporto aereo del 4,7%, che azzererebbe la crescita prevista per il 2020 e causerebbe 29,3 miliardi di dollari di mancate entrate dal traffico passeggeri mondiale. Lo indica l’analisi messa a punto dal Prof. Federico De Andreis, che insegna fondamenti di qualità e sicurezza al corso di Laurea in Scienze e Tecnologie dei Trasporti all’Università Giustino Fortunato di Benevento, basata sui dati dell’Associazione Internazionale del Trasporto Aereo (IATA).

“Sono queste le principali conseguenze dell’epidemia del coronavirus sull’industria aerea a livello globale, anche se per ora – rileva De Andreis – sono principalmente i vettori asiatici ad essere quelli maggiormente colpiti nonostante che l’espandersi del virus stia avendo delle conseguenze su tutte le compagnie aeree a livello internazionale”. I vettori infatti stanno prendendo decisioni difficili per “ridurre la capacità e, in alcuni casi, le rotte e anche se il conseguente e previsto calo dei costi del carburante contribuirà a compensare parte delle entrate perse, sarà comunque un anno molto difficile per il trasporto aereo”.

In particolare, prosegue il professore, l’IATA afferma che una prima valutazione dell’impatto del Covid-19 mostra una potenziale perdita del -13% dell’intero anno della domanda di passeggeri per le compagnie aeree dell’Asia e del Pacifico. Con una crescita prevista del +4,8%, l’impatto netto sarà un calo dell’intero anno del -8,2% rispetto ai livelli della domanda del 2019. Questo equivale a una perdita di 27,8 miliardi di dollari nel 2020 per i vettori della regione, la maggior parte dei quali sarebbe a carico dei vettori cinesi, con 12,8 miliardi persi nel solo mercato interno cinese. Si prevede che le compagnie aeree al di fuori dell’Asia-Pacifico subiranno una perdita di entrate di 1,5 miliardi di dollari.

Per De Andreis, “si pone quindi un problema di percezione del rischio che è un processo soggettivo che si discosta dalla valutazione oggettiva del rischio, basata su calcoli matematico-statistici e non sulle capacità percettive. In poche parole, capita che le persone – come in questo caso – a volte temano delle attività che non sono in realtà pericolose e non temano, invece, delle attività che potrebbero avere conseguenze molto drammatiche”. Di conseguenza diventa “necessario agire non soltanto sul contenimento della diffusione del virus, ma su altri due livelli, ovvero prevedere delle misure di sostegno a tutte quelle aziende che stanno subendo forti conseguenze di natura economica negli ultimi giorni a causa dell’epidemia e intervenire sulla percezione del rischio da parte degli individui, attraverso la diffusione di informazioni sempre più reali e concreate, riavvicinando la percezione del rischio soggettivo alla realtà del rischio oggettivo, per mitigare le conseguenze sul comparto del trasporto aereo e turistico”.

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