Coronavirus – Mentre il mondo spende per i salvataggi, la Cina si ferma

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L’epidemia di Coronavirus ha messo alla corda la straordinaria crescita della Cina, lunga quasi mezzo secolo. Le autorità di Pechino hanno infatti ammesso che, per la prima volta dopo 50 anni di crescita ininterrotta, l’economia del Paese è in recessione e la contrazione sarebbe del 6,8% negli ultimi tre mesi, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Questa economia da 14 trilioni di dollari è sopravvissuta senza contraccolpi a molte altre crisi politiche, economiche e sanitarie, come le proteste di piazza Tienanmen e l’epidemia di Sars nel 2003, ma non ha retto alla massiccia chiusura delle attività produttive imposta dal nuovo coronavirus.

I dati riflettono gli sforzi drastici della Cina per sradicare il Covid – 19, che includeva la chiusura della maggior parte delle fabbriche e degli uffici a gennaio e febbraio. I numeri netti chiariscono quanto sarà monumentale la sfida di rimettere in piedi l’economia globale.

La contrazione, annunciata venerdì mattina a Pechino dal National Bureau of Statistics cinese, è la prima contrazione economica riconosciuta nelle statistiche ufficiali dal 1976, quando il paese è stato, negli ultimi giorni della Rivoluzione Culturale, uno spasmo nazionale di violenza urbana e tortura.

Non è ancora chiaro come il governo cinese reagirà a questa sfida finanziaria. Mentre Europa, Stati Uniti e Giappone annunciano i propri piani di spesa, la Cina sembra non essere intenzionata a distribuire sussidi ai cittadini. Sette province, tuttavia, si sono attrezzate per fornire almeno dei buoni spesa alle famiglie in difficoltà.

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