Coronavirus – La crisi del”made in Italy”. Lo sfogo di un imprenditore campano.

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L’emergenza sanitaria da epidemia Covid-19 si ripercuote su numerosi aspetti dell’economia italiana. Uno dei settori, fiore all’occhiello in Italia, quello dell’industria tessile, dell’abbigliamento e della distribuzione, è decisamente messo a dura prova dai decreti di chiusura che impongono alle aziende che producono e vendono generi “non di prima necessità” di abbassare le serrande, di spegnere le macchine, di mettere in stand-by la lavorazione e le consegne e di mandare i propri dipendenti in cassa integrazione.

«Abbiamo pochissimo tempo per fermare l’onda che ha colpito la filiera del tessile-moda-abbigliamento. È un’onda che ha iniziato a bloccare gli ordini dall’Italia e dall’estero, come segnalano moltissime piccole, medie e grandi imprese» – così Claudio Marenzi, presidente di Confindustria Moda e di Pitti Immagine – in una recente intervista di qualche giorno fa, che ha richiesto l’intervento politico ed economico immediato per questo settore fortemente gravato dall’allarme coronavirus.

Anche le solide realtà campane sono messe a dura prova. E’ il caso delle aziende dei grandi centri di distribuzione come il CIS di Nola, che hanno dovuto fermare la produzione e le spedizioni delle nuove collezioni ai migliaia di negozi dislocati in tutta Italia.

Nel video allegato, la denuncia di Michele Carillo, presidente del gruppo Carillo Fashion, titolare di marchi (Akè, LizaLù, Hanny Deep) distribuiti in tutta Italia.

Percorre su e giù i corridoi della sua azienda, pieni zeppi di collezioni pronte per essere spedite e che invece giacciono in pausa su quegli scaffali. Ha la voce sensibilmente spezzata dal dolore ed in preda all’incertezza.

“Vorrei far capire a tutti la tragica situazione in cui viviamo e vorrei chiedere allo Stato di prendere provvedimenti” – racconta Michele Carillo nel suo video-documento pubblicato sui social. “La merce imballata, pronta per partire, scelta con cura, studiata e selezionata per i punti vendita resta stipata in magazzino” – aggiunge Carillo – “Sembra cascato il mondo, è un disastro, non mi sembra vero”.

Il decreto Cura Italia, varato il 17 marzo, prevede sì liquidità per le imprese, necessaria per non creare il fallimento in questa drammatica fase di blocco ma non è assolutamente sufficiente a far fronte ad una crisi di questo livello.

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