Coronavirus – A confronto con Ilaria Varriano

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Ilaria Barbara Varriano vive a Castellamare di Stabia, è una giornalista pubblicista e guida turistica. Ama la parola che permette l’incontro perfetto tra la scrittura e il racconto che sempre più spesso percorre i sentieri del teatro, una vera passione, e la storia antica che si nasconde negli itinerari misteriosi che da Pompei si diramano in tutta la Campania.

Anche a lei ho chiesto di condividere delle riflessioni su questo periodo e ha accettato facendoci entrare nel suo mondo.

L’8 marzo ho chiuso la porta di casa, dopo un piacevole pomeriggio domenicale con mia sorella e la sua famiglia, e non sono praticamente più uscita, tranne per l’essenziale certo (non vi preoccupate mangio, e pure troppo). E no, non ho sentito nessun senso di sacrificio in questa chiusura, anzi ho sentito che fosse l’unico modo per manifestare rispetto verso ogni forma di vita: non voglio essere causa di nessun dolore per nessuno, non voglio veicolare nessun “Esserino invisibile” da nessuna parte. Veramente non lo voglio proprio incontrare questo Esserino! Il fatidico giorno del Lockdown è stato solo l’ultimo momento di una escalation iniziata a gennaio. Un viaggio verso una nuova dimensione che forse si potrebbe chiamare del “tempo sospeso”, o “era del coronavirus”.

L’unica certezza che sento è che questo “Esserino” (mi piace chiamarlo così) invisibile ai nostri occhi ma di grande forza, dalla struttura essenziale ma dalla saggezza antica, ha distrutto un concetto, assolutamente irreale, di normalità. Niente tornerà ad essere come prima. E non è solo un fatto negativo. L’Esserino a gennaio, mentre in Cina si diffondeva creando sofferenza e dolori, qui aveva il volto del rancore, verso i cinesi che più che individui, vengono visti come categoria, razza quasi di untori, causa del male. E questo valeva anche per chi è cittadino italiano da sempre, come me. Un bel capro espiatorio che però ha dimostrato la sua inconsistenza. Non si era salvi anche chiudendo le porte ai cinesi: il saggio e anziano Esserino invisibile lo sapeva e all’improvviso arriva in Italia sotto mentite spoglie, buttando all’aria la comoda visione che si limitava a puntare il dito verso l’Oriente.

Lo spazio piano piano inizia a compattarsi, la vita frenetica del mondo globalizzato manifesta alcune sue falle. A febbraio l’aria comincia ad essere claustrofobica. Tour guidati con le scuole iniziano a essere a rischio. Le agende diventano piene di linee che cassano appuntamenti. Durante l’ultimo tour che ho svolto nello splendore magico di Pompei (ancor più bella nella solitudine di un febbraio di bassa stagione) abbraccio i miei amici di viaggio, francesi, ma sento che forse sarà un gesto concesso ancora per poco.  Ancora un tour a Santa Maria Capuavetere e la decisione di realizzare comunque, anche con poche persone, quello della Giornata della guida turistica che io conducevo a Pontecagnano. Tra le mie ultime uscite c’ è stata la conferenza stampa di apertura della sezione preistorica del Museo Archeologico di Napoli, gli ultimi passi di tango, ancora possibili, l’ultima passeggiata. Mi annullano i tour di marzo. Il 9 avevo deciso di andare, anche senza la scolaresca che avrei dovuto accompagnare, al Mann per la chiusura della mostra Thalassa, giorno di presentazione del catalogo, e invece, tutti gli edifici chiudono le porte (ps. sono molto felice di apprendere che la mostra, mai smontata, forse verrà prorogata).

E ora? Bisognava fare i conti con una nuova normalità. Per cultura, religione e formazione non sono avvezza a stare a guardare le cose che accadono, ma come dice un detto antico vivo nella convinzione che “Una grande sfortuna è seguita sempre da una grande fortuna”.  Anche mia nonna diceva sempre che dove c’è un impedimento c’è un giovamento. Tutto dipende dal modo in cui è orientato il cuore, lo spirito, la determinazione. Il punto era come creare valore ugualmente, pur restando a casa, come rendere questa situazione un’occasione? Perché francamente stare lì a piangermi addosso per il lavoro perso, per un futuro dai contorni incerti e per una battaglia contro un Esserino che neanche si riesce a vedere non mi sembrava lo spirito giusto. Il primo beneficio di questa storia è stato sentire il mio respiro rallentare. Ho iniziato a riprendere consapevolezza che ciò che conta non è dove sono, qualunque posto sia, ma è come vivo ogni attimo della mia vita. Riappropriarmi della mia casa, delle mie passioni, della cura di me. La vita poi, che è una continua riserva di sorprese, mi ha offerto la possibilità inizialmente di non chiudermi davvero: ho girato un video per la campagna #iorestoacasa del Parco Archeologico di Pompei, sono stata coinvolta da alcuni giornali in riflessioni sul momento di totale sconforto in cui versano le guide turistiche. Ho anche telefonicamente partecipato a una trasmissione video su internet. Insomma un tempo sospeso che mi faceva vedere altre potenzialità. Come le possibili strade offerte dal mondo virtuale, per tutti noi, per gli anziani e giovani, per le università, le imprese e i musei. E in questo viaggio nelle potenzialità mi sono indirizzata per riscoprire anche me stessa. Non sono mancati momenti di buio, quelli ci sono nelle notti solitarie in cui tutto il silenzio è irreale ma viene magicamente spezzato dal canto notturno di un uccellino che non avresti mai sentito prima.

Ecco, mentre scrivo, dopo oltre cinquanta giorni di quarantena ho deciso. Stavo aspettando delle risposte, delle soluzioni, invece ho deciso, certo continuo a scrivere ma, da domani inizio i miei tour virtuali, anche da sola se non ho un pubblico, perché così ho l’occasione di sperimentare nuove forme e formule, nuovi percorsi. Sono sicura che usciremo da questa storia arricchiti, con un diverso senso di umanità e dell’importanza di essere comunque uniti. Mi ha onestamente commosso sentirlo in imprenditori che invece dei numeri parlano di esseri umani, sentirlo in medici che si addolorano per ogni persona malata, sentirlo in tutti gli amici che contatto. Le cose si muovono, anche se sembrano ferme. L’aria è indubbiamente più nitida, i mari più puliti. I delfini e gli animali si riprendono i loro spazi. Oggi è la giornata mondiale della Terra e i social rimbalzano di immagini e di propositi.  A dire una verità profonda, non mi sono mai sentita unita agli altri esseri umani quanto ora che non posso sfiorarli. Sono convinta che il mondo dentro, le sue parole, il suo linguaggio, possono avere la meglio, indirizzare verso qualcosa di buono. Sono sicura che le imprese, e tutti i lavoratori tireranno fuori la forza per ricollocarsi. Spero che la Terra possa riprendere per sempre il suo respiro. Ho deciso. Per me quell’esserino invisibile deve restare nella storia non solo nel suo aspetto terribile ma nella sua funzione buona di stimolo per creatività inaspettate, basate su un profondo rispetto per la vita. Ringrazio il giornale di aver potuto condividere con voi queste mie riflessioni.

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