Con il “Job act degli autonomi” più tutele per i professionisti

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Un «ombrello» di protezioni sociali (dalla possibilità di godere di congedi parentali della durata massima di «sei mesi, entro i primi tre anni di vita del bambino», a un valido sostegno al reddito delle Casse di previdenza nei confronti dei propri iscritti in condizioni di particolare disagio economico) e di incentivi all’estensione del giro d’affari (con la chance di ottenere incarichi finora di esclusivo appannaggio della pubblica amministrazione). E l’avvio di una articolazione flessibile (ma regolamentata, con un accordo fra le parti) nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato, che potrà essere svolto, anche grazie alle nuove tecnologie, non più necessariamente in ufficio. A permetterlo il disegno di legge sul cosiddetto «Jobs act degli autonomi» (2233) collegato alla manovra di finanza pubblica dello scorso anno (legge 208/2015), che ieri mattina ha incassato il via libera dell’aula del senato; il provvedimento, che passa adesso all’esame dei deputati, è stato approvato con 173 sì e 53 astenuti. Alla base della disciplina c’è l’idea di fornire ai liberi professioni e ai lavoratori autonomi un ventaglio di tutele assistenziali inedite, come l’indennità di maternità e le garanzie che scattano in caso di gravidanza, di malattia e di infortunio dei non dipendenti: per coloro che prestano la loro attività in via continuativa per il committente, rimanere incinta, o subire un incidente non comporta «l’estinzione del rapporto di lavoro, la cui esecuzione», su richiesta di chi eroga la prestazione, «rimane sospesa, senza diritto al corrispettivo, per un periodo non superiore a 150 giorni per anno solare», fatto salvo, però, «il venir meno dell’interesse» di colui che ha affidato l’incarico. Nel contempo, si introducono grazie al testo i congedi parentali per gli iscritti alla gestione separata dell’Inps, che a partire dal 1° gennaio del prossimo anno potranno beneficiare di un trattamento economico per «un periodo massimo pari a sei mesi, entro i primi tre anni di vita del bambino», misura valida non soltanto per chi genera un figlio, bensì anche per le lavoratrici e i lavoratori che optano per l’adozione, o sono nella fase dell’affidamento preadottivo. Il ddl, a seguire, spiana la strada degli esponenti di diverse categorie verso un ampliamento del «business», mediante l’acquisizione di compiti attualmente in capo al personale impiegato nelle amministrazioni pubbliche: il governo è delegato ad adottare (entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della disciplina), «uno, o più decreti legislativi in materia di rimessione di atti pubblici alle professioni ordinistiche», conferendo così a chi esercita la libera attività di svolgere mansioni finalizzate alla «deflazione del contenzioso giudiziario», nonché ad «introdurre semplificazioni in materia di certificazione dell’adeguatezza» degli edifici alle norme di sicurezza ed energetiche, anche con l’istituzione del «fascicolo del fabbricato». Altro tassello rilevante sul fronte della competitività è l’incitamento a costituire reti di professionisti, consorzi stabili e associazioni temporanee con l’obiettivo di «partecipare ai bandi e concorrere all’assegnazione di incarichi e appalti privati». Fra gli altri capitoli del provvedimento il salto di qualità che viene imposto al cosiddetto «lavoro agile» («smart working»), stimolando, cioè, «forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario, o di luogo» in cui svolgere le mansioni, pure ricorrendo a strumenti tecnologici; tali modalità, però, saranno regolate da specifici accordi fra le parti, individuando, fra l’altro, i periodi di riposo degli occupati.

da “Italia Oggi”

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