Codacons – “Dalla padella alla brace”, con Carlo Calenda candidato a sindaco di Roma

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Riceviamo e pubblichiamo nota stampa della Codacons Campania sulla candidatura di

Carlo Calenda candidato a sindaco di Roma.
Ecco il testo
Il terzo Segreto di Fatima descriverebbe uno scenario inquietante: la distruzione di Roma.
Con la candidatura di Calenda – si legge in una nota del Codacons – le “rivelazioni profetiche” prendono corpo.
Sembra configurarsi una gara per la distruzione della città più bella del mondo.
“Se anche il peggior ministro della storia repubblicana pensa di autoproporsi a governarla”.
L’uomo “nuovo” della politica italiana, sempre più accecato dalla smania di protagonismo, è oramai ridotto a pagare per ricevere like sui social.
Il futuro candidato sindaco rappresenta la cartina di tornasole di come sia caduta in basso la politica italiana.
Il trionfo di quel “familismo amorale” che a parole tutti condanniamo.
Ma chi è l’uomo che, dall’alto del suo sapere, pontifica a reti unificate e si propone come il deus ex machina per distruggere Roma.
Figlio del giornalista e scrittore Fabio Calenda e della regista Cristina Comencini, fratello della sceneggiatrice Giulia Calenda.
All’età di appena 11 anni è costretto a lavorare per mandare avanti la  poverissima famiglia, tanto da essere sfruttato nello sceneggiato televisivo Cuore, di Luigi Comencini, dove  – ovviamente – interpreta il ruolo di protagonista.
Sia chiaro, viene scelto per meriti propri e non certo perché il regista è suo nonno, Luigi Comencini.
Non appena laureato, Luca Cordero di Montezemolo lo assume in Ferrari.
Quindi passa al servizio di Murdoch che lo nomina responsabile marketing di Sky.
Quindi passa in Confindustria per poi diventare direttore generale dell’Interporto Campano e, addirittura, presidente di Interporto Servizi Cargo.
Da Confindustria ad essere l’enfant prodige della sinistra italiana il passo è breve.
In fondo il suo motto è “o Franza o Spagna, purché se magna”.
È così, da qualche tempo, il suo stipendio lo paghiamo noi visto che Calenda è stato eletto al parlamento europeo dove si è distinto per la sua assenza.
Da Monti a Renzi, da Letta a Gentiloni, le sue piroette oscurano i dribbling di Ronaldo.
In questa logica non stupisce che il nostro eroe sia finito ad acquistare “like” sui social, tanto da essere umiliato da il Fatto Quotidiano.
Il “quartultimo tra gli europarlamentari italiani per numero di presenze”.
E quando è stato “presente” ha fatto anche di peggio.
Calenda è stato protagonista di trionfi assoluti, alcuni dei quali finiti sotto la lente d’ingrandimento della magistratura: dalla cessione del Gruppo Novelli alla “famigerata” famiglia “Greco” ai suoi terrificanti fallimenti: da Alitalia all’Ilva, da Fincantieri ad Almaviva, da Mercatone Uno a Blutec.
Forte di questo cursus honorum il nostro eroe, invece di chiedere scusa per i suoi disastri costati fior di quattrini agli italiani, si autocandida a governare Roma.
In un paese normale un personaggio capace di inanellare cotante figuracce sarebbe accolto da un Eduardiano “pernacchio”, in italia, invece, lo ritroviamo a reti unificate pontificare sul nulla nonostante sia ridotto a comprarsi i followers.
La profezia di Fatima incombe ?
Intanto il Codacons ha lanciato sul proprio sito codacons.it un sondaggio sugli attuali tre candidati al Campidoglio, Raggi, Sgarbi e Calenda.
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